La politica si scontra a suon di articoli della Costituzione sull’opportunità che due associazioni di famiglie omosessuali entrino a far parte della Consulta comunale della Famiglia.

Le due associazioni legate al mondo gay Agedo, associazione dei genitori con figli omosessuali, e Famiglie Arcobaleno, associazione che raggruppa i genitori omosessuali, hanno chiesto di entrare a far parte della Consulta della Famiglia del Comune di Bologna.
La notizia ha suscitato un polverone a Palazzo d’Accursio, generando prese di posizione a colpi di Costituzione.
L’assessore al Welfare Amelia Frascaroli si è detta favorevole all’ingresso delle due associazioni, ribadendo che l’articolo 3 pone al centro l’abbattimento di tutte le discriminazioni, anche quelle sessuali, e preferisce non spostare il centro della discussione su quale sia la definizione di famiglia. Pdl, Lega e Udc manifestano invece netta contrarietà, citando l’articolo 29 della Carta, che descrive la famiglia come un’istituzione fondata sul matrimonio (anche se non specifica il sesso dei coniugi).

L’entrata delle due associazioni nella Consulta, a questo punto, necessita la ratifica da parte del Consiglio Comunale, in quanto organo consultivo dello stesso. Interpretazione non condivisa da alcune associazioni che già vi prendono parte, che si auto-attribuiscono il diritto di scegliere, secondo quanto stabilito dallo statuto.

Sulla questione prendono la parola anche Cassero e Arcilesbica: “La destra si rassegni e impari: la politica deve includere non escludere”. Agedo e Famiglie Arcobaleno, intanto, manifestano il loro stupore. Flavia Madaschi, presidente di Agedo, ai microfoni di Radio Città Fujiko fa presente che la sua associazione è composta da famiglie in cui i genitori sono eterosessuali e sposati ed hanno figli omosessuali. “Quando si cita la parola omosessuale – sottolinea Madaschi – si perde la testa”. La presidente di Agedo prende poi anche le difese di Famiglie Arcobaleno: “Non si capisce perché una famiglia composta da persone dello stesso sesso non debba essere ritenuta una famiglia”.

Alessandra Frittelli