Alle 8.59 di stamattina la Corte D’Appello ha stabilito con sentenza esecutiva che il gruppo editoriale facente capo all’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi deve pagare 560 milioni di euro alla Cir di De Benedetti come risarcimento per avergli sotratto 20 anni fa il controllo del gruppo editoriale Mondadori grazie alla corruzione di un giudice.

A cavallo fra gli anni ottanta e novanta, la Cir di De Benedetti e la Fininvest di Berlusconi si facevano la guerra  per la proprietà della Mondadori. Per dirimere la questione, si affidarono ad un arbitrato. Il lodo arbitrale, depositato il 20 giugno 1990, dà ragione a De Benedetti. Berlusconi impugnò il lodo dinanzi alla Corte d’appello di Roma, che annullò il lodo. Nel 2007, la Cassazione stabilirà che questa sentenza era dovuta alla corruzione del giudice Attilio Pacifico da parte di Cesare Previti.
Nelle motivazioni della sentenza i giudici hanno confermato che vi fu la corruzione in atti giudiziari del giudice Vittorio Metta. Inoltre la Corte ha ritenuto provato il condizionamento degli altri due giudici della Corte d’Appello che nel 1991 annullarono il lodo arbitrale e consegnarono la proprietà di Mondadori alla Fininvest di Silvio Berlusconi.
Mondadori fu al centro della cosiddetta “guerra di Segrate” nella quale De Benedetti (attuale proprietario del terzo gruppo editoriale più importante d’Italia – L’Espresso, quello che pubblica anche Repubblica) e Silvio Berlusconi (non ancora politico ne Presidente del Consiglio, ma protetto dai socialisti di Craxi e giovane imprenditore di successo) si contesero quello che allora era il più grande gruppo editoriale italiano: Mondadori.
Mondadori allora non pubblicava solo libri e qualche rivista come ora. Mondadori era un colosso: al suo interno infatti c’erano buona parte della stampa locale in tutta Italia, Messaggerie (colossali negozi milanesi), l’Espresso, Panorama, pubblicava Walt Disney, aveva addirittura una rete televisiva – Rete 4 con tutte le frequenze per trasmetterla a livello nazionale e molto altro ancora.
Berlusconi se ne appropriò grazie alla corruzione messa in atto da Cesare Previti.
Giulio Andreotti, allora Presidente del Consiglio, convoca le parti e le invita a trovare un accordo di transazione. Come mediatore tra le parti viene scelto l’imprenditore fascista ora ex deputato Pdl (ma allora andreottiano) ed editore Giuseppe Ciarrapico.
Ciarrapico riesce a raggiungere un accordo secondo il quale la Repubblica, L’Espresso e alcuni quotidiani e periodici locali tornano alla CIR, mentre Panorama, Epoca e tutto il resto della Mondadori restano alla Fininvest (inclusa Rete 4). Fininvest cioè il Berlusca riceve inoltre 365 miliardi di lire come conguaglio per la cessione delle testate all’azienda di Carlo De Benedetti. La sentenza del 2007 però ribalterà tutto: la certezza che la sentenza del 1990 fu comprata ha aperto la rivalsa di De Benedetti, oggi arrivata alla Corte D’Appello che gli ha dato ragione condannando il gruppo editoriale facente capo all’attuale Presidente del Consiglio a rifondere Cir di 560 milioni di €.