I soci pubblici di BolognaFiere hanno annunciato ieri un cambio ai vertici della società. Via Campagnoli, arriva pro tempore Boni, in vista di Cellie. Quali sono le logiche che hanno guidato questa scelta? I sindacati hanno chiesto un incontro ai soci pubblici per conoscere le prospettive del polo fieristico.

C’è una delle classiche “W” del giornalismo che ancora manca nelle cronache su quanto sta accadendo in queste ore alla Fiera di Bologna: “Why?”, perché?
Se è chiaro ciò che è accaduto, cioè l’accantonamento da parte dei soci pubblici di Duccio Campagnoli in favore della reggenza di Franco Boni e, in prospettiva, della nuova direzione di Antonio Cellie, non è ancora del tutto chiaro a quali logiche e ragioni risponda questa manovra. La dichiarazione sul rilancio fatta dal sindaco Virginio Merola, del resto, è abbastanza scontata e ancora troppo poco dettagliata.

Per comprendere le manovre attorno al quartiere fieristico forse è utile ricordare i malumori palesatisi lo scorso novembre, quando i soci privati chiesero apertamente al pubblico di vendere le proprie azioni. Un’eventualità sulla quale il presidente della Regione Stefano Bonaccini non aveva chiuso la porta.
Al centro dei malumori dei privati c’erano dubbi e perplessità sulla gestione, di cui l’intermittenza dello svolgimento del Motorshow era uno degli esempi più lampanti.

Il cambio alla guida che si sta profilando in queste ore, secondo alcune ricostruzioni, porterebbe anche all’accantonamento del piano di sviluppo annunciato da Campagnoli e pari a 70 milioni di euro.
Un elemento che, unito alle manovre ai vertici, getta in allarme i sindacati, che hanno chiesto un incontro urgente ai soci pubblici di BolognaFiere. La preoccupazione maggiore, già palesata alcuni mesi fa, è che si vada verso la privatizzazione.

“Abbiamo chiesto un incontro a Bonaccini e Merola – spiega ai nostri microfoni Alessio Festi della Cgil – per avere spiegazioni dettagliate di quali idee e prospettive ci sono per la Fiera”.
Poiché da tempo si discute di una nuova governance, i sindacati fissano due paletti: il mantenimento degli investimenti, necessari per un ammodernamento e un allargamento della fiera, e il mantenimento del controllo pubblico.

La Cgil si dice anche disponibile e interessata a discutere di un piano di razionalizzazione e riorganizzazione del sistema fieristico regionale, purché vengano mantenute le condizioni sopraelencate.
La nomina dei leader della Fiera di Parma alla direzione di Bologna Fiere, del resto, non esclude nemmeno la possibilità di una sorta di cordata o di un riassetto di tutto il sistema regionale.