Dopo aver gridato in campagna elettorale che sono “strumenti di morte” e che una volta al governo avrebbero cancellato il programma, il M5S è in imbarazzo sull’acquisto degli F35. La ministra Trenta annuncerà la decisione ad inizio 2019, ma al massimo potrà esserci una riduzione degli aerei acquistati. L’intervista a Francesco Vignarca della Rete Italiana Disarmo.

Movimento 5 Stelle contro i cacciabombardieri, poi però li acquista?

Sulla vicenda dei cacciabombardieri F35 il governo, in particolare la componente pentastellata, rischia di fare una figuccia simile a quella sulla Tap? È legittimo chiederselo in generale, ma nello specifico per le notizie e le tensioni che si registrano in queste ultime ore.
Se la promessa elettorale di stop alla costruzione dell’oleodotto in Salento – la Tap appunto – è stata tradita una volta che il M5S è andato al governo ed ha analizzato le carte, il rischio che il copione si ripeti con gli aerei militari è grosso.

La ministra della Difesa Elisabetta Trenta ha fatto sapere che una decisione sul programma di acquisto degli F35 verrà presa a breve e comunicata ad inizio 2019, ma gli elementi che si sono susseguiti in questi giorni non hanno dissipato alcune ambiguità. Una di queste riguarda come i grillini giudicano i cacciabombardieri.
Se in campagna elettorale, il Movimento non esitava a definire gli F35 “strumenti di morte“, la posizione recentemente espressa dal sottosegretario Angelo Tofalo suggerisce un cambio di prospettiva.

Tofalo ha parlato di “una grande tecnologia di cui non possiamo privarci“, senza però dettagliare su quali basi ha rilasciato questa dichiarazione. A sottolinearlo ai nostri microfoni è Francesco Vignarca della Rete Italiana Disarmo.
“Tofalo ha anche aggiunto che forse avrebbero dovuto studiare meglio la materia – continua Vignarca – Detto da chi è al secondo mandato e ha avuto cinque anni per studiare fa un po’ impressione. Noi, anche se partiamo da posizione ideali, studiamo sempre le carte”.

Per sapere con certezza cosa il governo deciderà di fare degli F35, quindi, occorrerà aspettare l’inizio dell’anno prossimo. “Nella manovra ci sono stanziamenti generali, da cui non è possibile evincere impegni di spesa specifici”, sottolinea Vignarca.
In ogni caso è certo che il programma non può essere completamente cancellato perché, tra contratti siglati e consegne, gli impegni precedentemente presi riguardano almeno 25 aerei. Se il governo decidesse per una “linea dura”, quindi, il massimo che potrebbe fare è arrivare ad una riduzione del programma, ma non la sua cancellazione.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA: