A poco più di un mese dall’inaugurazione dell’esposizione universale di Milano, proviamo a tracciare un primo bilancio di Expo 2015. Tra il massiccio ricorso al lavoro non retribuito, ritardi dei lavori e pochi biglietti venduti, le premesse non erano delle migliori già prima dell’apertura dei cancelli. Il mese trascorso non solo non ha risolto problemi strutturali, ma dopo l’indagine a carico della presidente di Expo Spa Diana Bracco e l’oscuro coinvolgimento della questura di Milano nel licenziamento di alcuni lavoratori, li ha persino aggravati.

Expo 2015: si rischia il flop

Il primo bilancio di Expo 2015, a un mese dalla sua inaugurazione, non lascia grande spazio all’ottimismo. Le premesse, si dirà, c’erano tutte. Indagini giudiziarie, ritardi nei lavori, pochi biglietti venduti. Quali potessero esserne le naturali conseguenze, era a molti già chiaro. 

POSTI DI LAVORO.  “La premessa era quella di 70mila posti di lavoro, ma ad oggi lavorano all’interno di Expo pochissime migliaia di persone, cui vanno evidentemente aggiunti tra gli 8mila e 500 e i 9mila volontari, che lavorano senza alcuna retribuzione”, spiega Alberto ‘Abo’ Di Monte, storico attivista No Expo. Aspettative a parte, è di questi giorni la notizia di un intervento della questura di Milano che avrebbe portato all’allontanamento – leggi: licenziamento – di alcuni lavoratori impiegati nel sito espositivo. Le motivazioni restano oscure; di certo c’è che, visti i casellari giudiziari di gran parte dei lavoratori licenziati, i guai con la giustizia non hanno niente a che vedere con la vicenda. Piuttosto, come rivelano alcuni dei lavoratori licenziati, lo stesso Abo e persino la Cgil, a essere posti sotto analisi sono i curricula di quanti hanno o hanno avuto un passato di militanza più o meno marcata. Indagini e provvedimenti, dunque, sarebbero di natura esclusivamente politica, e la Camera del Lavoro ha per questo denunciato la violazione dell’articolo 8 dello statuto dei lavoratori.

BIGLIETTI. “Nelle prime 4-5 settimane dall’apertura dei tornelli di Expo – continua Abo – non abbiamo avuto un solo dato sull’affluenza. Oggi quei dati iniziano ad arrivare, si parla di cifre variabili tra 1,9 a 2,7 milioni di visitatori, si parla già di successo, ma vorremmo sottolineare che per parlare di successo i visitatori mensili dovrebbero essere 4 [milioni, ndr]. I racconti degli esercenti coinvolti, ma anche la semplice visione dei parcheggi semivuoti, o i dati di Trenord sull’affluenza in treno, confermano questo tipo di lettura”. I 24 milioni di visitatori ufficialmente attesi non sono meta simbolica. Se la cifra non fosse raggiunta, come i dati sulla vendita di biglietti lasciano al momento presagire, Expo non raggiungerebbe il pareggio di bilancio e si aprirebbe il rischio che “dopo il project financing, sia l’intervento statale a doverci mettere delle pezze, attraverso l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti o le defiscalizzazioni”.

PROMOZIONI. A proposito di “intervento statale”, vale la pena ricordare come (e quanto) più volte enti pubblici, partiti e associazioni si siano mobilitati per quello che sempre più si configura come il tentativo di compensare al deficit di vendita dei biglietti per Expo. I più ricorderanno la vendita dei biglietti (in saldo) promossa dal Pd milanese e quella sponsorizzata da Arci sul proprio sito. Ad oggi risulta che la Regione Emilia Romagna abbia assunto l’impiego di 230mila euro per promuovere gli accessi a Expo. In tempi di spending review qualche perplessità è già emersa.

LAVORI (IN CORSO).  “Ci sono padiglioni che non hanno finito i lavori. Non sono mancati gli incidenti e i padiglioni che hanno chiuso, tra cui quello della Regione Lombardia”, rivela ancora Abo. A chiudere, dopo appena un giorno dall’inaugurazione dell’esposizione, era stato anche il cluster Bio-Mediterraneo organizzato dalla Regione Sicilia – la cui dirigenza è stata poi commissariata dal governatore Crocetta -, che pare fosse difficilmente raggiungibile e privo di connessione wifi. Qualcuno ricorderà le immagini del commissario del cluster Cartabellotta mentre cerca di rimuovere la sporcizia con una scopa. Per inciso, quel cluster è costato 18 milioni di euro.

MELE MARCE (A GRAPPOLI). Intanto, la presidente di Expo Spa, Diana Bracco, è finita sotto indagine per evasione fiscale. Il reato ipotizzato non riguarda il suo ruolo all’interno di Expo e si riferisce a fatti accaduti prima e indipendentemente dalla kermesse. “Di fronte alla teoria delle mele marce, arrivati a oltre 120 interdizioni dai cantieri,  ci sembra che l’albero della vita di Expo abbia grappoli di mele marce”, ragione Abo. Tanto più che, mentre Bracco è ancora in groppa alla sua sella, i lavoratori vengono licenziati su indicazione della questura. “Chi ha un ruolo di assoluta responsabilità, il più alto, può essere indagato per evasione fiscale e proseguire il suo lavoro, mentre persone assolutamente incensurate si trovano dalla sera alla mattina licenziate”.  Sarà pure un fallimento, ma serve cautela: si può sempre peggiorare.