Nel nostro reportage sui giovani espatriati, dopo aver inquadrato il problema e aver fatto un focus sul tema del lavoro e dei servizi, ci occupiamo delle scelte di vita. I giovani italiani scelgono di espatriare per arricchire il loro curriculum o perché non hanno alternative? I cervelli fuggono o circolano?

Dopo aver affrontato nelle puntate precedenti l’inquadramento statistico del fenomeno, la questione del lavoro, quella del welfare e dei servizi, cominciamo questa puntata ponendoci una domanda cruciale: un giovane italiano che oggi espatria, lo fa per cogliere un’opportunità o perché non ha alternative nel nostro Paese? Può sembrare una domanda capziosa, ma la risposta è dirimente per comprendere le ragioni del fenomeno.
Cominciamo ascoltando le risposte dei diretti interessati, a partire da Lou, che è andata a Londra a fare la giornalista

Giovanna, che fa cartoni animati in mezza Europa, coglie invece un aspetto positivo dell’andare all’estero. Ma si pone poi una domanda che la dice lunga sulla libertà della sua scelta. Per Bianca andare all’estero ha rappresentato un’occasione emancipatoria, ma avrebbe seguito lo stesso percorso se fosse rimasta in Italia?

Infine l’opinione di Salvatore.

Le sfumature possono essere diverse, ma dalle parole dei protagonisti si coglie come l’emigrazione sia stata una scelta obbligata, come riassume bene Claudia Cucchiarato, autrice del libro “Vivo Altrove”.

Il punto non è, nella maggior parte dei casi, espatriare per sopravvivere, come succedeva nel secolo scorso. Il punto è la qualità della vita, della soddisfazione personale e lavorativa in Italia o all’estero, come ci spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Cattolica di Milano, usando una metafora calcistica.

Sulla stessa linea anche Sergio Nava, che gestisce il blog “La fuga dei talenti”.

Andarsene dall’Italia, dunque, è anche un modo per mettere a frutto le proprie capacità. La stampa e i mass media infatti parlano spesso di cervelli in fuga, per descrivere giovani italiani con alti livelli di istruzione che se ne vanno. Una definizione che non trova molto d’accordo Claudia Cucchiarato.
Anche Sergio Nava chiarisce cosa sta e cosa dovrebbe stare dietro al concetto di “cervelli in fuga”

Aldilà delle definizioni, però, il fatto che le menti giovani e spesso perspicaci se ne vadano, rappresenta anche un problema per il nostro Paese. Perciò l’Italia dovrebbe almeno tentare di trasformare la fuga dei cervelli in circolazione dei cervelli. Le parole del professor Alessandro Rosina.

Sullo stesso argomento ascoltiamo l’opinione di Sergio Nava.

I cervelli, però, non circolano abbastanza. E il motivo c’è. Anche in contesti sociali capitalistici, infatti, esistono differenze tra l’Italia e gli altri Paesi europei. In particolare sull’organizzazione del mercato del lavoro e sul welfare state, come abbiamo già avuto modo di dire in una puntata precedente e come sottolinea ancora Sergio Nava.