La decisione della Consulta in merito all’eutanasia obbliga il legislatore ad intervenire con una legge entro un anno. Dal 2012 in Parlamento giace la proposta di legge di Eutanasia Legale che potrebbe essere discussa, ma l’attuale maggioranza sembra voler tornare indietro sui diritti civili. L’intervista a Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni e avvocata di Marco Cappato.

Quella della Corte Costituzionale in merito all’eutanasia è una sentenza storica, che premia la disobbedienza civile messa in pratica per anni dall’Associazione Luca Coscioni attraverso l’impegno di persone come Marco Cappato e Mina Welby. La decisione della Consulta, inizialmente prevista per due giorni fa, arriva in seguito alla richiesta di “valutare l’incostituzionalità dell’art. 580 del codice penale che vieta l’aiuto al suicidio anche di chi è determinato, consapevole, capace di intendere e di volere, affetto da gravi sofferenza e da patologia irreversibile” come spiegava l‘avvocato di Marco Cappato e segretario dell’associazione Filomena Gallo in un video diffuso martedì dall’ALC.

A  chiedere la vautazione della Consulta sulla costituzionalità della norma, introdotta durante il fascismo, sono stati i magistrati di Milano che hanno assolto nei mesi scorsi Marco Cappato dall’accusa di istigazione al suicidio di Fabiano Antoniani, anche noto come Dj Fabo, che aveva chiesto aiuto alla Coscioni per andare a morire in Svizzera.  Due, nella fattispecie, i profili di incostituzionalità denunciati dai giudici della Corte d’Assise di Milano: l’equiparazione tra aiuto e istigazione al suicidio (articolo 580 del codice penale) e la conseguente sproporzione della condanna per l’aiuto al suicidio (dai 6 ai 12 anni, come per l’istigazione). Nell’ambito del processo tra l’altro Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto di Milano, aveva invocato l’assoluzione con queste parole: “Noi pubblici ministeri rappresentiamo lo Stato, non siamo gli avvocati dell’accusa come in altri ordinamenti, pur civilissimi. Io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa. Io rappresento lo Stato e lo Stato è anche l’imputato Cappato”

A difesa della legge si erano costituiti in giudizio il Centro Studi “Rosario Livatino”, formato da giuristi che si occupano di diritto alla vita, e le associazioni pro-life “Movimento per la vita” e “Vita è”, quest’ultima rappresentata da Simone Pillon. Ma anche il governo, così come aveva fatto anche il governo Gentiloni, si è schierato in difesa della legge. Al Premier Giuseppe Conte, che martedì era intervenuto contro Cappato invocando l’intervento del legislatore, l’esponente dei radicali ha risposto su twitter facendo notare che “siamo noi, da 5 anni, a richiedere l’intervento del legislatore”. Infatti il 22 dicembre 2012 è stato depositato in parlamento un progetto di legge per l’eutanasia legale che aspetta ancora di essere discusso. La proposta di legge, che al tempo aveva raccolto 70mila firme, oggi ne porta 130mila, ri-consegnate di recente al Presidente della Camera Roberto Fico.

Marco Cappato, noto esponente dei radicali e dell’Associazione Luca Coscioni e promotore della campagna Eutanasia Legale, ha messo in pratica più volte la disobbedienza civile, aiutando, tra gli altri, Dominique Velati e Davide Trentini ad ottenere l’eutanasia per poi autodenunciarsi subito dopo, così come è stato anche nel caso di Dj Fabo.

Proprio sul caso di Davide Trentini si è tenuta il 22 ottobre la prima udienza del tribunale a Massa, che ha rinviato il processo in attesa della decisione della Consulta. In questo caso a rispondere all’accusa in seguito all’azione di disobbedienza civile con cui entrambi hanno offerto all’ex barista toscano assistenza al suicidio assistito, sono stati la co-presidente dell’ALC Mina Welby, che lo accompagnò, e Marco Cappato, che fornì sostegno economico.
“Il processo di Massa – spiega Filomena Gallo – vede imputati sia Cappato che Welby oltre che per il reato di aiuto anche per il reato di rafforzamento della volontà e istigazione al suicidio, quindi quel processo andrà avanti perché bisognerà provare così come è avvenuto a Milano che non c’è stato rafforzamento della volontà, ma soltanto aiuto a una persona con gravi sofferenza che chiedeva aiuto”.

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