Sono circa 80 famiglie e oltre 100 i minori che questa mattina hanno occupato uno stabile in disuso in via Fioravanti. Con loro erano presentianche gli attivisti di Social Log.

Emergenza Abitativ: Social Log si prende uno stabile in Via Fioravanti

Nuova occupazione in città. Con il blitz di questa mattina circa 300 persone si sono introdotte nella sede della ex Telecom di via Fioravanti, in disuso da diversi anni. L’occupazione darà un tetto a famiglie, migranti e non solo, con numerosi minori al seguito.

È passato solo qualche giorno dalla pubblicazione dello studio della Fondazione Leone Moressa che ha visto Bologna al primo posto tra le città italiane “a rischio banlieue”. Studio che ha già scatenato reazioni contrastanti, con il sindaco Virginio Merola che ha prontamente respinto le conclusioni dello studio e i movimenti che si sono invece schierati in posizione nettamente differente.Merola, pur non negando che “i problemi ci sono”, ha esculso la possibilità che Bologna viva un rischio banlieue e sia dunque assimilabile a città come Palermo o Reggio Calabria. Questo nonostante secondo lo studio condotto dalla fondazione le città meridionali vivano, in media, un rischio di marginalizzazione sociale estremamente più basso rispetto alle realtà settentrionali.

Social Log, con un articolo pubblicato su infoaut.org, si è detta invece consapevole che le conclusioni raggiunte dallo studio costituiscono una realtà concreta per “i soggetti sociali a cui si riferisce l’indagine”.

Lo studio della Fondazione Moressa ha tracciato una mappa delle città italiane “a rischio banlieue” prendendo in considerazione variabili come “la marginalità socio economica, i livelli di criminalità, la spesa pubblica per l’integrazione”. Bologna si è distinta, soprattutto, per la forte differenza di reddito tra italiani e stranieri (oltre 11mila euro nel 2013), l’alta percentuale di stranieri sul totale dei detenuti e la bassa spesa pubblica per ogni migrante presente sul proprio territorio (appena 46 euro).

Con l’occupazione di questa mattina si conferma che a Bologna la questione abitativa si è fatta, come abbiamo già scritto, crisi permanente. I dati che emergono dallo studio della Fondazione Moressa rafforzano la percezione che quella crisi si inserisca all’interno di crisi più ampie e generali, e che in breve si traducono nella necessità di riformulare e rendere effettivo il sistema di welfare cittadino. Se non sono solo gli stranieri ad occupare – e questo dovrebbe rendere l’idea di quanto i processi di impoverimento e precarizzazione costituiscano oramai realtà generalizzata -, non può negarsi che sono proprio i migranti a pagare il prezzo più caro di questa crisi.

Secondo Fulvio del Laboratorio Crash – a cui Social Log fa riferimento – a Bologna ci si deve rendere conto che “il tema della casa sta coinvolgendo sempre più persone”. Per questa ragione invoca l’appliciazione del protocollo siglato tra Comune di Bologna e Prefettura per evitare gli sfratti in caso di morosità incolpevole. “Il Piano Casa è un provvedimento crudele che sta scatendando una guerra tra poveri perchè lascia troppa gente senza dignità – accusa Fulvio – il reddito va redistribuito tra i poveri e le povere della nostra città”.

Alessandro Albana