Raggiunto l’accordo per l’Electrolux. Sindacati e azienda, dopo sette mesi di braccio di ferro, hanno trovato l’intesa al tavolo del Ministero dello Sviluppo. Tutelati i salari e l’occupazione, resta qualche dubbio sulla parte normativa del contratto. Nel pomeriggio l’incontro con il premier Renzi.

Sette mesi fa, quando tutto era cominciato con l’annuncio shock della dirigenza Electrolux, sembrava che gli stabilimenti italiani della multinazionale degli elettrodomestici si avviassero verso la chiusura o verso un drastico ridimensionamento dei volumi di produzione. In particolare lo stabilimento di Porcia, in Friuli-Venezia-Giulia, era stato individuato come quello condannato a fermare gli impianti di produzione.

L’azienda, solo per ricostruire la storia, aveva minacciato la delocalizzazione o, in alternativa, la riduzione dei salari di quasi un 50%. Questa intenzione manifestata dalla dirigenza era stata definita “Piano A”, ma era diventata famosa come la proposta degli “stipendi polacchi”, facendo riferimento ai livelli salariali ai quali l’azienda voleva adeguarsi. Probabilmente la multinazionale non immaginava quali sarebbero stata le reazioni. In brevissimo tempo i lavoratori hanno bloccato a oltranza le portinerie e gli stabilimenti. La stampa si è schierata compatta contro l’ennesimo attacco al lavoro e ai lavoratori. Più in generale tutta la vicenda ha messo in cattivissima luce l’Electrolux, in una sorta di campagna pubblicitaria negativa, che ha portato a una difficoltà, per i rivenditori, anche nel vendere i prodotti dell’azienda.

Da qui è iniziato un lunghissimo braccio di ferro che ha costretto l’azienda a fare marcia indietro e a sedersi al tavolo di trattativa, rivedendo le sue posizioni iniziali. Ieri, a Roma, si è giunti ad un accordo che tutela i più di 6000 lavoratori Electrolux e quelli dell’indotto. L’intesa, che sarà presentata oggi al Presidente del Consiglio, lascia invariati i livelli occupazionali (anche attraverso i contratti di solidarietà e la mobilità agevolata), non tocca i salari e prevede investimenti nel nostro paese per 150 milioni di euro.

“E’ un grande risultato ottenuto grazie alla lotta dei lavoratori, ma anche attraverso l’azione dei media che hanno amplificato la lotta stessa.” afferma Augustin Breda, delegato Fiom all’Electrolux. Se la parte economica, dunque, è stata salvaguardata, qualche perplessità resta sulla parte normativa dell’accordo. Oltre alla diminuzione delle pause e ad un taglio dei permessi sindacali, è l’aumento della produttività a far sorgere qualche dubbio.

“Non è tutto oro quello che luccica -spiega Breda- perchè si prevede un aumento della produttività. Avendo negli stabilimenti più di un terzo degli operai affetti da patologie muscolo-scheletriche, dovute alla ripetitività del lavoro, un aumento del carico di lavoro potrebbe avere delle ripercussioni ulteriori sulla salute dei lavoratori e sulla stessa gestione degli stabilimenti.” E’ facilmente intuibile come l’innalzamento dell’età pensionabile previsto dalla Riforma Fornero, che di fatto blocca il turn-over, non faccia che aggravare questa situazione.

L’accordo sarà presentato e illustrato ai lavoratori nei prossimi giorni, nel frattempo resta la consapevolezza di come l’azione combinata di lavoratori, stampa ecittadini abbia scongiurato l’ennesimo attacco alla dignità del lavoro.