La Corte di Cassazione egiziana ha annullato la sentenza di condanna a tre anni inflitta all’ex presidente Hosni Mubarak per corruzione e peculato, ordinando un nuovo processo. Secondo Giuseppe Acconcia, giornalista del Manifesto, la decisione dei giudici segna la “definitiva sconfitta dei movimenti di piazza e un agevole ritorno del vecchio regime alle prossime elezioni”.

Nella giornata di ieri la Corte di Cassazione del Cairo ha annullato la sentenza con la quale l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak era stato condannato nel maggio scorso a tre anni di prigione per appropriazione indebita di 100 milioni di lire egiziane (circa 14 milioni di dollari) destinati al mantenimento dei suoi palazzi presidenziali. Insieme all’ex rais il tribunale aveva condannato anche i suoi figli, Alaa e Gamal, a quattro anni di carcere. La Corte ha ordinato di svolgere un nuovo processo.

Il proscioglimento di Mubarak, per il quale l’ex presidente potrebbe lasciare l’ospedale militare del Cairo, arriva dopo che già a novembre fu assolto dall’accusa di complicità per l’omicidio di centinaia di manifestanti durante le proteste del 2011. Le rivolte che posero fine al trentennale regime di Mubarak e che spazzarono via quella generazione sono ormai lontane, e il potere fermamente nelle mani dell’ex capo dell’esercito Abdel Fattah al-Sisi segna un ritorno al vecchio regime. Come spiega Giuseppe Acconcia, giornalista del Manifesto e autore del libro “Egitto. Democrazia militare” (Edizioni Exorma), “i mubarakiani avranno una scena facile alle prossime elezioni parlamentari. Il tentativo è quello di prosciogliere un’intera classe politica, foriera della crisi economica che ha spinto milioni di egiziani a scendere in piazza nel 2011″.

Le elezioni parlamentari che si terranno tra marzo e maggio del 2015 rappresentano dunque uno snodo fondamentale nel progetto di restaurazione portato avanti da Al-Sisi: ” non è solo un ritorno al passato, ma quello che si prepara è un rimescolamento delle carte all’interno delle elite politiche e militari che riprodurrà quei meccanismi clientelari tipici del capitalismo egiziano in altra forma. Al-Sisi – continua Acconcia – non solo riproduce il vecchio sistema che i movimenti volevano scardinare, ma sta riportando il paese in un contesto ancora peggiore nel quale sono sempre le clientele ad avere la meglio”.

“Non rimane nessuno spazio per le opposizioni politiche, i Fratelli Musulmani non potranno formare un loro partito ma eleggere solo candidati indipendenti, venendo così cooptati nel sistema. Chi invece resta completamente fuori dallo scontro politico sono i movimenti laici di sinistra e liberali. Tutto va verso la strada di un partito unico che sia la riproduzione del Partito Nazionale Democratico di Mubarak”, conclude il giornalista. Tutto questo mentre Al-Sisi gode di una forte legittimazione in Europa, e il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi lo cita addirittura come baluardo di democrazia e libertà di fronte all’aula del Parlamento europeo a Strasburgo.