Dormitori al costo di un euro al giorno, per “chi può permetterselo”, come contributo simbolico per finanziare le attività di assistenza. Fa ancora discutere la novità prevista dal Comune di Bologna sulla nuova organizzazione dei servizi sociali e, dopo la denuncia del sindacato Usb, anche Piazza Grande esprime le sue perplessità in merito.

Dormitori a pagamento: la scelta del Comune fa discutere

Posti letto al costo di un euro al giorno. È la mini tassa prevista dall’Amministrazione comunale per i dormitori, nel quadro della riorganizzazione dei servizi sociali cittadini. Dopo la denuncia del sindacato Usb , che si era scagliato contro Palazzo d’Accursio parlando di “smantellamento del welfare”, l’assessore Amelia Frascaroli è intervenuta per spiegare come il contributo richiesto sia “simbolico” e utile a responsabilizzare gli utenti. L’euro sarà chiesto a “chi potrà permetterselo (quelli che percepiscono una pensione o che sono inseriti in percorsi di tirocinio)” e “servirà a finanziare le attività che i gestori organizzeranno per gli stessi ospiti del servizio”. L’obiettivo, nelle intenzioni dell’Amministrazione, sarebbe quello di passare da “una logica meramente assistenziale ad una dove le persone sono protagoniste del proprio cammino di uscita dalla condizione di bisogno”.

“Chiediamo da tempo di coinvolgere gli ospiti e responsabilizzarli, non siamo però d’accordo col metodo con cui viene messa in campo questa riorganizzazione – fa sapere Simone Cipria dell’associazione Amici di Piazza Grande – Ipotizzare che situazioni come quelle dei dormitori debbano comportare un rimborso è qualcosa che non condividiamo nella maniera più assoluta”. Insomma se le intenzioni sono buone, portare gli ospiti ad assumersi una responsabilità diretta nel percorso di uscita da una condizione di bisogno, la soluzione scelta non sembra essere la migliore: “incentivare responsabilità e partecipazione non deve significare fargli pagare un euro al giorno per dormire in un posto che non è accogliente, si può andare in altre direzioni”.

Le perplessità dell’Associazione si concentrano anche sulle modalità con cui verranno gestiti i casi di ospiti che non potranno permettersi di pagare un euro al giorno: “Chi sarà obbligato in cambio dell’accoglienza a prestare attività, cosa dovrà fare? Come si pensa di gestire questo scambio, il tempo di queste persone in cambio di un’accoglienza in un dormitorio? Non c’è un’idea chiara”, sottolinea Cipria in chiusura.