A quasi un anno di distanza, si è appreso da intercettazioni ambientali nel carcere di Opera, che il boss Totò Riina voleva uccidere il fondatore di Libera Don Ciotti. Per Antonio Monachetti, di Libera Emilia-Romagna, “Non bisogna farsi intimorire e si deve reagire in maniera forte.”

E’ duplice la reazione nel leggere la trascrizione delle intercettazioni ambientali nel carcere di Opera che vedono protagonista il boss mafioso Totò Riina. Il “padrino”, intercettato mentre si confida con un suo compagno durante l’ora d’aria, dichiara senza mezzi termini l’intenzione di uccidere Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, paragonando la sua azione a quella di un altro martire dell’antimafia come Don Pino Puglisi, ucciso 21 anni fa da Cosa Nostra. Particolare fastidio è espresso da Riina per le attività che Libera svolge nei terreni confiscati alle mafie.

Nasce da qui la duplice reazione. Se, infatti, le minacce a Don Luigi Ciotti fanno impressione, non ci si può esimere, in seconda battuta, da una valutazione più lucida: Libera dà fastidio alle organizzazioni criminali, dunque Libera funziona. Proprio per questo motivo e proprio in questo momento, l’associazione contro tutte le mafie va sostenuta e le misure, che vanno nella direzione indicata da Don Ciotti, vanno rafforzate, soprattutto nel campo della confisca dei beni.

“Quelle minacce sono state rivolte a lui perchè è esposto. Sono parole che confermano che c’è fastidio per l’azione di Libera.” dice ai nostri microfoni Antonio Monachetti di Libera Emilia-Romagna, confermando come non ci si debba fare intimorire e, anzi, ci si debba produrre in una reazione forte.

Ma quelle minacce, dimostrano soprattutto che “il mafioso il carcere lo tollera, la sottrazione del patrimonio meno “spiega Monachetti augurandosi un potenziamento dell’agenzia dei beni confiscati e provvedimenti legislativi forti in questa battaglia.