“Giustizia grottesca, ora pretendiamo il numero identificativo sulle divise e l’amnistia sociale”. Così il giornalista Checchino Antonini commenta la notizia degli arresti domiciliari per Spartaco Mortola, Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, tre superpoliziotti responsabili dei pestaggi alla Diaz durante il G8 di Genova nel 2001.

Tre dirigenti di polizia, autori delle violenze alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, sono finiti ai domiciliari.
La decisione è stata presa dal Tribunale di Sorveglianza per Spartaco Mortola, che allora dirigeva la Digos di Genova, Giovanni Luperi, ex dirigente dell’Ucigos ora in pensione e Francesco Gratteri, ex numero tre della polizia. I tre sono stati arrestati nei giorni scorsi, ma potranno beneficiare di alcune ore di libertà (fino a 4) e usare il telefono. Potranno chiedere il riconoscimento della buona condotta e avere uno sconto di pena.

A commentare la notizia dai nostri microfoni è il giornalista Checchino Antonini, che parla di “piccole pene tardive per una giustizia che, a questo punto, sembra grottesca”.
L’attenzione di Antonini, però, si concentra su “esecutori e mandanti che rimangono impuniti e sono pronti a rifarlo”. In particolare, il giornalista, sottolinea come la macchina repressiva del dissenso sia tutt’altro che arginata dopo Genova 2001. Di qui la necessità di continuare le campagne per i numeri identificativi sulle divise delle forze dell’ordine e per l’amnistia sociale.

Antonini è critico anche nei confronti di Vittorio Agnoletto, che all’epoca del G8 era leader dei No Global e che oggi chiede le scuse dello Stato per i fatti della Diaz e di Genova.
“Non mi sembra questo l’obiettivo che dobbiamo perseguire – spiega il giornalista – E poi da chi dovremmo pretendere le scuse? Dal presidente della Repubblica che ha introdotto i lager per migranti e che, quando era ministro degli Interni, ha posto il segreto sulle rivelazioni del pentito che Schiavone sull’inquinamento della Terra dei Fuochi?”.