Sono passati due anni dalla scomparsa di trecento ragazzi tunisini, partiti nella primavera del 2010 alla volta dell’Italia e dispersi nel nulla. Da allora i parenti chiedono di sapere la verità sulla sorte dei loro cari. La nuova mobilitazione delle madri e dei parenti in occasione del World Social Forum.

Sono arrivati in Europa? Sono naufragati? Sono vivi? Sono morti? Le autorità italiane e tunisine ancora non hanno dato una risposta ufficiale alle famiglie, che da allora denunciano questo immobilismo attraverso manifestazioni, scioperi e sit-in.

In occasione del Social Forum 2013, che si svolge in questi giorni a Tunisi, i familiari tornano a farsi sentire, anche attraverso un appello rivolta all’Unione Europea in cui si fanno richieste ben precise, dalla localizzazione delle imbarcazione al momento delle telefonate che i genitori hanno ricevuto durante il viaggio al confronto tecnico dei video di telegiornali e servizi televisivi in cui i i genitori riconoscono i propri figli al recupero dei corpi delle persone morte durante i naufragi e dei relitti.

Il 26 marzo a Roma un gruppo di genitori venuto in Italia per cercare i propri figli ha manifestato di fronte all’ambasciata tunisina e alcuni dei manifestanti sono entrati in sciopero della fame. “Continueremo a protestare sino a che non moriremo, se è necessario” ha detto una madre.

Fonte: Amisnet