Niente acqua calda e riscaldamento da mesi per i 33 minori del centro Salem, uno dei tanti gestiti dalla 29 giugno, la coop di Salvatore Buzzi, braccio di Carminati. Lavoratori in bilico per la scadenza del contratto. Ecco come è la situazione a pochi mesi dallo scoppio dello scandalo.

Da quando la 29 giugno di Salvatore Buzzi, braccio destro di Carminati nello scandalo Mafia Capitale, per chi vive e lavora nei centri gestiti dalla cooperativa l’emergenza c’era ed è rimasta. Come al Salem, centro di pronta accoglienza per minori stranieri non accompagnati, nella periferia est della capitale: qui il riscaldamento non c’è e non c’è stato per tutto l’inverno. I 33 minori accolti non hanno neppure acqua calda per lavarsi.
Valentina Greco lavora come operatrice nel centro ed è delegata di Usb: “Questa è una violazione dei diritti umani. Il riscaldamento non è mai partito e nessuno sa dirci perché. Abbiamo chiesto all’amministrazione e al commissario Flavio Bruno una soluzione ma le nostre segnalazioni non hanno ancora avuto un esito”.

Per questo lavoratori e utenti del centro hanno lanciato pubblicamente una denuncia, a cui ha risposto Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti Umani del Senato, che ha visitato il Salem, guidato dagli operatori. “Una situazione drammaticamente inadeguata all’accoglienza – osserva Manconi – che è quello del sistema Mafia Capitale. C’è chi si è arricchito su Rom, senza tetto e rifugiati e c’è chi pensa che la soluzione sia cancellarli dalla metropoli. Così questi ragazzi potrebbero essere vittime due volte, prima della loro tragedia e poi di questo sistema”

Un problema che non riguarda soltanto il centro in via del Frantoio: “Tutti questi centri vivono condizioni strutturali molto precarie, ma ben prima dallo scandalo di Mafia Capitale. Con il commissariamento e l’inchiesta le cose non sono ancora cambiate – spiega Michelangelo, operatore nel centro d’accoglienza di Tivoli – da noi gli ospiti non possono uscire dal centro perché non ci arrivano i biglietti per i mezzi pubblici”. Andrea, che invece lavora con i Rom a Castelromano, conferma: “Da noi manca la corrente, manca il personale, viviamo una condizione continua di precarietà”.

Una precarietà a cui si aggiungono incognite. Per il Salem l’appalto e i contratti dei lavoratori scadono a fine mese e non si sa se ci sarà un rinnovo, anche solo di servizio.
Operatori e migranti, scoperchiate le condizioni all’interno dei centri grazie all’inchiesta, daranno vita ad una mobilitazione, prevista per il 23 di febbraio. “I diritti umani, un’accoglienza degna di questo nome e i diritti dei lavoratori – afferma Greco – vanno di pari passo. Per questo scenderemo in piazza insieme”.