Continua il mese della danza a Bologna. Dopo Gender Bender e Zed Festival, torna da mercoledì 7 a domenica 11 settembre la ventiseiesima edizione di Danza Urbana, il festival che presenta i protagonisti più interessanti della nuova danza d’autore italiana e della coreografia internazionale in dialogo con gli spazi multiformi di Bologna. Dopo aver festeggiato il quarto di secolo nel 2021, il festival torna ad animare piazze, palazzi storici e quartieri con 14 appuntamenti che coinvolgeranno 18 artisti e compagnie, al lavoro in 10 location urbane.

Il programma della ventiseiesima edizione di Danza Urbana

Il programma vedrà tra i protagonisti Virgilio Sieni, Fabian Thomé, Gil Kerer, Fabrizio Favale, Irene Russolillo, Masako Matsushita, Alessandra Ferreri, Matteo Sedda, Joshua Vanhaverbeke, Luna Cenere, insieme ai lavori degli artisti selezionati all’interno del progetto Dancescapes (Pablo Girolami, Lorenzo Morandini, Elisa Sbaragli, Silvia Dezulian e Filippo Porro), ideato e promosso nel 2021 da Danza Urbana e volto all’assegnazione di borse di mobilità internazionali o di ricerca coreografica che supportano la connessione degli artisti con le reti europee di programmazione negli spazi non teatrali.

«Quest’anno ci sarà un ritorno a vivere la città senza restrizioni, coinvolgeremo una decina di luoghi della città dal centro storico fino alle aree di rigenerazione urbana e le zone verdi della città, da Villa Ghigi a Piazza Lucio Dalla. Ci sposteremo anche nella zona ovest con il DumBo e il lungo fiume Reno. Il focus di quest’anno sarà l’attenzione ai coreografi giovani ed emergenti che hanno sviluppato creazioni coerenti con la relazione con il paesaggio e lo spazio pubblico, oltre che avere un attenzione verso l’impatto ambientale» racconta Massimo Carosi, direttore artistico del Festival.

In quest’ottica, sarà attivato un palinsesto di attività collaterali nell’ambito di DANCESCAPES ACADEMY che si muoverà parallelamente alla manifestazione e comprenderà una Conversazione su cultura de-colonizzata e afrofuturismo (con Viviana Gravano, Irene Russolillo, Luca Brinchi e Karima DueG, mercoledì 7 settembre); un incontro con gli artisti che hanno partecipato al progetto CRISOL Africa sul rapporto tra danza e comunità (con Mapate Sako, Iliyes Triki e Antoine Danfa, Irene Russolillo, venerdì 8 settembre alle ore 15:00 presso la Biblioteca Salaborsa); la presentazione del progetto AMINA da parte del suo curatore Fabio Acca, con la proiezione dei video di Alessandro Carboni e di Maurizio Saiu/Daniela Cattivelli (venerdì 9 settembre, alle ore 15:00 a Palazzo D’Accursio); l’incontro-testimonianza sui percorsi di ricerca coreografica nel paesaggio Bodyscape moderato da Emanuele Regi – UniBo (sabato 10 settembre, alle ore 11:00 in Sala Tassinari). Tutti gli appuntamenti sono in collaborazione con Dancescapes Academy, parte del progetto Dancescapes, Azione di promozione della danza/ricambio generazionale, promosso dall’Associazione Danza Urbana con il contributo del MiC – Ministero della Cultura e della Regione Emilia-Romagna.

La maggior parte degli spettacoli di questa XXVI edizione di Danza Urbana saranno a ingresso gratuito e libero, con l’eccezione di “If there is no sun” di Luca Brinchi, Karima DueG e Irene Russolillo, “Satiri” di Compagnia Virgilio Sieni (ingresso a pagamento) e “Oltrepassare” di Silvia Dezulian e Filippo Porro, W/|M site specific studio di Luna Cenere (ingresso su prenotazione).
Per maggiori informazioni sul programma clicca qui.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MASSIMO CAROSI:

L’appello filo palestinese: «Non prendete fondi da Israele»

Nello stesso giorno della presentazione del festival quattordici compagnie di danza e gruppi artistici palestinesi hanno scritto ai festival Danza Urbana e ad Ammutinamenti di Ravenna per chiedere che i finanziamenti del governo israeliano vengano rifiutati. “Proprio negli ultimi due anni, i nostri centri culturali sono stati rasi al suolo dalle bombe israeliane, perquisiti dai soldati israeliani e chiusi. I nostri artisti sono stati uccisi dai soldati israeliani, detenuti senza accusa, trattenuti ai posti di blocco militari israeliani ed è stato negato loro il diritto di viaggiare”, hanno scritto. Di qui la richiesta di rifiutare operazioni di white washing da parte di Israele. Qualora i due festival non rifiutino i fondi di Israele, i gruppi locali intraprenderanno azioni volte ad informare il pubblico.

Rachele Copparoni