Nei giorni scorsi parte dell’esercito ivoriano ha compiuto un ammutinamento, reclamando dal presidente Alessane Ouattara il pagamento dei “premi di guerra” per averlo sostenuto nel 2011. Dopo alcune tensioni e quattro morti è stato trovato un accordo, ma la pace è minacciata dalle lotte di potere per la successione del presidente, interne alla fazione dello stesso Ouattara, che nel 2020 finirà il mandato.

Dalla notte di mercoledì 10 maggio i soldati dell’esercito ivoriano hanno iniziato una protesta, tradottasi in ammutinamento in alcune città, tra cui Abidjan, Bouake, Korhogo, San-Pedro.
Il lunedì successivo, il ministro della Difesa ha proposto un accordo ai militari, che ha fermato le tensioni. L’ammutinamento ha provocato 4 morti e numerosi feriti.
Le ragioni della protesta riguardano il pagamento dei compensi e, in alcuni casi, dei “premi di guerra” reclamati per l’aiuto fornito al presidente Alessane Ouattara dal 2002 al 2011 nel conflitto che lo ha portato al potere.

La situazione che si respira nel Paese suona come una minaccia di una nuova guerra in via di preparazione. Le cause sono da ricercare nelle rivalità feroci all’interno della fazione del presidente Ouattara per la sua successione nel 2020. In quell’anno, infatti, scadrà il mandato dell’attuale presidente e, all’interno del suo stesso partito, sono in molti coloro che si contendono la poltrona presidenziale.

La Costa d’Avorio è inoltre funestata dalla presenza dei “Microbes”, ex bambini soldato che hanno partecipato alla guerra dal 2010 al 2011. Anche loro reclamano un premio di guerra per aver aiutato l’attuale presidente e aggrediscono la popolazione a colpi di machete.
Solo la settimana scorsa hanno ucciso Ibrahim Coulibaly, un ragazzo che aveva voluto aiutare una donna incinta che chiedeva aiuto contro i “Microbes”.
A rendere ancora più confusa la situazione ci sono i sostenitori dell’ex presidente Laurent Gbagbo, arrestato su mandato della Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità. I sostenitori chiedono anche la sua liberazione e la liberazione di tutti coloro che sono in prigione per ragioni politiche.

Dal punto di vista economico la Costa d’Avorio era a un buon livello, ma il crollo del costo del cacao ha generato una crisi economica che ha fomentato le tensioni. Se a queste si aggiungono le lotte di potere e una forta presenza di armi, ecco che le prospettive per la pace e la stabilità si allontanano.
Eppure, il primo presidente del Paese, Felix Houphouet-Boigny, sosteneva che “La pace non è una vana parola ma è un comportamento”.

Dopo la sua morte nel 1993, il presidente dell’assemblea nazionale Henri Konan Bedie prese il potere secondo la Costituzione. Nel 1999, il generale Guei Robert fece il primo colpo di Stato e arrivò al potere.
Laurent Gbagbo vinse le elezioni nel 2001, ma il 19 settembre 2002, Guillaune Soro tentò un golpe che fallì, ma riuscì comunque a controllare la maggior parte del Paese coi suoi soldati ribelli.

Nel 2007, Laurent Gbagbo e Soro Guillaune firmarono la pace e Soro Guillaume venne nominato primo ministro. Nel 2010, durante le elezioni, il Consiglio Costituzionale proclamò nuovamente Laurent Gbagbo vincitore delle elezioni, ma secondo la commisione elettorale era stato Alassane Ouattara ad aver vinto.
È stato da quel momento che è nato un conflitto armato, poiché Gbagbo rifiutò di riconoscere la vittoria di Ouattara, riconosciuta invece anche dalla comunità internazionale e dall’Onu.

Nel conflitto, intervengono anche la Francia e le stesse Nazioni Uniti ad aiutare Alassane Ouattara a prendere il potere.  L’11 aprile 2011, Laurent Gbagbo venne arrestato e qualche giorno dopo, trasferito a Korhogo. Il 29 novembre 2011, infine, fu trasferito alla Corte Penale Internazionale (CPI).

Dal 2011 a oggi, Alassane Ouattara è presidente della Costa D’Avorio. Nel gennaio scorso i soldati che lo hanno aiutato a prendere il potere chiedono i loro premi di guerra: 12 milioni di F CFA (una somma pari a 18.642 euro). Il presidente ha pagato 5 milioni e ha promesso di pagare gli altri 7 nel mese di giugno. Mercoledì 10 maggio, Ouattara ha ricevuto i rappresentanti dei soldati e ha chiesto loro di rinunciare alla rivendicazione finanziara.

Ibrahim Traore