La Corte di Strasburgo ha avviato un esame preliminare dei fatti accaduti alla Diaz e alla caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001 per valutare l’ammissibilità dei ricorsi presentati da 32 cittadini italiani ed europei in seguito ai maltrattamenti subiti.

La Corte ha quindi chiesto al governo di fornire informazioni dettagliate sull’accaduto, sull’inchiesta, sui processi e sull’adeguatezza delle pene comminate ai responsabili.

A discapito di quanto dichiarato dal capo della polizia Antonio Manganelli al quotidiano nazionale La Repubblica un paio di mesi fa, il caso G8 non sembra essersi concluso. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha infatti inviato in questi giorni al Governo italiano una serie di quesiti preliminari all’esame del ricorso presentato da alcune parti civili relative al processo per le violenze nella caserma di Bolzaneto, processo su cui la Cassazione si pronuncerà il prossimo maggio. Un altro ricorso verrà depositato nelle prossime settimane anche per i fatti della scuola Diaz.

La giurisprudenza della Corte afferma che la punizione dei responsabili delle violazioni dell’art.3 non può essere elusa dalla prescrizione e i responsabili devono essere sospesi in via cautelativa per tutto il corso del processo, ma questo non è accaduto. Il problema sembra essere relativo, dal punto di vista giudiziario, al mancato riconoscimento da parte della giurisdizione italiana del reato di tortura.

L’Italia ha ratificato la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo del 1955 e un’analoga e più specifica convenzione relativa al reato di tortura firmata all’Onu nel 1984 (e ratificata nell’88) ma non ha mai introdotto il reato tramite un articolo o modifiche di articoli già esistenti nel codice penale.

La Procura generale di Genova ha sollevato il problema davanti alla Corte di Cassazione nel procedimento Diaz ma la Corte ha risposto che la situazione può essere risolta solo con un intervento legislativo. Nel corso degli anni il nostro Paese ha ricevuto una serie di solleciti da parte del Comitato europeo contro la tortura e dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.

La risposta del governo è stata quella del 2008 quando ha dichiarato di non accogliere la raccomandazione del Consiglio della Nazioni Unite, visto che applicando quando è il caso le norme che sanzionano l’arresto illegale, le lesioni e l’omicidio, il reato sarebbe già stato punito. Ma le sentenze sul G8 dimostrano che non è così: i reati sono prescritti e nessun colpevole sarà penalmente punito, mentre il reato di tortura è imprescrivibile.