La Stop Opg oltre ad avere come obiettivo la chiusura dei manicomi giudiziari vuole anche riuscire a cancellare tutti i residui di “manicomio” che, nonostante la Legge Basaglia in vigore dal 1978, ancora rimangono nelle nostre strutture sanitarie.

“La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. L’articolo 32 della nostra costituzione è il punto da cui parte la campagna contro i manicomi giudiziari. Le sei strutture ancora presenti in Italia verrano chiusi entro il marzo del 2013. Ma diversi sono i dubbi su ciò che avverà dopo la chiusura.

Primo fra tutti il rischio della richiesta di una proroga di questo termine potrebbe comportare una re-istituzionalizzazione delle strutture manicomiali. Infatti le strutture “speciali” in sostituzione agli opg, pur riducendo il numero degli ospiti e passando sotto la gestione regionale, somigliano molto a mini manicomi regionali. La conferma di questo sospetto da parte della campagna dipende anche dalla mancata richiesta da parte delle Regioni di finanziamenti idonei alla gestione per assicurare i progetti riabilitativi, dimettere i vecchi internati e preparare un progamma di prevenzione per non averne di nuovi.

Inoltre il codice Rocco, nostro codice penale ancora in vigore, associa la follia alla pericolosità sociale, permettendo misure di internamento anche al di fuori degli opg.

Per questo la mobilitazione contro i manicomi giudiziari sta continuando e tutte le associazioni che hanno preso parte alla campagna portano avanti la sensibilizzazione della cittadinanza.

Psichiatria Democratica, storica associazione sempre interessata e attiva su questi temi, ce lo ha ricordato oggi tramite la voce del dottor Cesare Bondioli. Quella che è la campagna contro i manicomi giudiziari è l’ultimo dei riflessi di una lotta contro tutti i “manicomi”, contro tutte le strutture e i metodi che ledono la dignità della persona.

Per questo chiudere gli Opg e trovare delle soluzioni alternative che seguano i principi di ispirazione della Legge Basaglia significa portare avanti una lotta di civiltà. Una battaglia che passa per le condizioni in cui gli attuali internati si trovano all’interno delle strutture. Ma anche per casi come quello di Francesco Mastrogiovanni, in cui pratiche di una “vecchia scuola”, come quella del legare al letto mani e piedi, portano ancora oggi in strutture sanitarie pubbliche alla morte.

Selene Cilluffo