La Consulta degli emiliano-romagnoli all’estero è finita nel mirino della Procura di Bologna. Al centro delle indagini i finanziamenti elargiti ad associazioni ed enti che non ne avevano i requisiti. L’ipotesi è di truffa aggravata ai danni della Regione, che si costituirà parte lesa. Barbati: “Ora abolirla”.

La Regione Emilia-Romagna finisce ancora una volta sotto la lente della Procura. Le indagini della squadra mobile, coordinata dal pm Morena Plazzi, si concentrano questa volta sulla Consulta degli emiliano-romagnoli all’estero, organismo che fa capo all’Ente regionale e presieduto da Silvia Bartolini. In particolare è stato aperto un fascicolo sulle spese della Consulta, che avrebbe finanziato enti e associazioni senza i necessari requisiti. Sono tre le persone iscritte nel registro degli indagati per truffa aggravata ai danni della Regione e, da quanto si apprende, sarebbero legate a queste associazioni.

La Consulta degli emiliano-romagnoli all’estero è da diverso tempo al centro di polemiche e perplessità, riguardanti nello specifico proprio le iniziative finanziate e i soggetti beneficiari: “secondo me le attività che in quel momento faceva la Consulta non erano al passo con i cambiamenti della società e del rapporto che l’Emilia-Romagna doveva avere con i cittadini all’estero – dice ai nostri microfoni Liana Barbati, capogruppo Idv in viale Aldo Moro – i corsi che venivano fatti erano pressoché fatti sempre dagli stessi enti”.

Proprio Liana Barbati nel 2010 aveva sollevato il problema, presentando un progetto di legge che chiedeva l’abolizione della Consulta: “ho sollevato osservazioni in merito alla qualità di questi progetti – spiega – ritenendo che queste attività non fossero efficaci”. E proprio nel mirino degli inquirenti sono finite le associazioni beneficiarie dei contributi, e i relativi progetti finanziati dalla Consulta. Fra queste l’Istituto Fernando Santi di Reggio Emilia, il Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo e il Movimento Cristiano Lavoratori Emilia-Romagna. Tra le attività più discutibili poi – spiega la stessa Barbati – “un corso di dialetto piacentino o corsi sulla cultura alimentare parmense”.

Il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Alfredo Bertelli, ha voluto specificare come in merito all’indagine in corso “la Regione è configurabile come eventuale parte lesa“. Per Barbati sarebbe opportuno che insieme al corso che seguirà la giustizia fosse la politica stessa a prendere provvedimenti: “ritengo che la prossima settimana debba essere messa agli atti la proposta di legge, per ragionare in commissione e prendere una decisione riguardo la Consulta”.

Andrea Perolino