Il gelo e la neve di queste ore hanno causato parecchi danni alle coltivazioni agricole, soprattutto a causa del caldo anomalo a gennaio che ha innescato il risveglio vegetativo delle piante. Alcuni agricoltori hanno acceso falò per riscaldare l’aria. In arrivo rincari sui prezzi degli ortaggi, ma ad approfittarne saranno i supermercati, non i produttori. La preoccupazione di Coldiretti.

Temperature ai poli di 20-30 gradi superiori alla media e ondate di gelo nelle fasce intermedie del globo. Sebbene sia normale che in inverno faccia freddo e nevichi, i cambiamenti climatici innescano dinamiche che creano problemi nuovi, ad esempio nell’agricoltura.
Coldiretti ha lanciato l’allarme ed espresso preoccupazione per l’ondata di gelo e le precipitazioni nevose di questi giorni, ma il vero problema, semmai, si è generato a gennaio, quando le temperature sono state anche di sei gradi superiori alla media del periodo ed hanno prodotto il risveglio vegetativo delle piante. Con l’arrivo del gelo quando le piante hanno già gemmato, i danni prodotti sono consistenti.

Ai nostri microfoni, Carlo Cavallina, vice-presidente di Coldiretti Bologna, racconta i tentativi empirici e le tecniche di resilienza che alcuni agricoltori hanno adoperato sperando di ridurre i danni alle proprie coltivazioni. “C’è qualcuno che ha acceso dei falò, in previsione delle temperature rigide delle scorse notti – racconta Cavallina – L’obiettivo era quello di scaldare l’aria attorno ai frutteti e fare in modo che il gelo non bruciasse le gemme”.
La siccità della scorsa estate e degli scorsi dicembre e gennaio avevano già portato la situazione su un punto critico. La nevicata pesante di novembre, del resto, aveva spezzato i rami di molti alberi, soprattutto i castagni dell’Appennino.

I cambiamenti climatici, dunque, hanno modificato il naturale scorrere delle stagioni e, con un meteo “impazzito”, è sempre più difficile per gli agricoltori prevenire e limitare i danni.
Le conseguenze saranno di vario tipo. Da un lato meno prodotti agricoli per le prossime annualità e piante provate e indebolite, dall’altro la minore disponibilità di prodotti innescherà sicuramente un innalzamento dei prezzi.
Però a guadagnarci, mette in guardia Cavallina, non saranno i produttori, ma le catene distributive.

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