I dipendenti della Città metropolitana di Bologna sono sul piede di guerra. È stato dichiarato infatti lo stato di agitazione del personale. Il riordino istituzionale e i tagli imposti dalla legge di stabilità rischiano di creare problemi di tenuta dello stipendio per i lavoratori. La Fp-Cgil chiede chiarezza e punta il dito contro una gestione poco trasparente da parte dell’amministrazione.

Città Metropolitana di Bologna: stato di agitazione per il taglio al personale

Stato di agitazione per i dipendenti della Città Metropolitana. Il passaggio dalla Provincia al nuovo ente territoriale continua a portare con sé numerose incognite rispetto alle competenze e al futuro del personale. Problematiche che si trascinano da diversi mesi, e che ora si traducono nella mobilitazione. A far nascere le tensioni, ancora una volta, l’incertezza sul destino dei dipendenti, e “una gestione opaca sul personale“, come riferisce il segretario della Fp-Cgil Michele Vannini.

Il tutto nasce in virtù della legge di riordino istituzionale, che stabilisce che determinate funzioni che fino ad oggi esercitava la Provincia di Bologna passeranno di competenza della Regione, portando con sé il personale in questione. “C’è però un problema di risorse – spiega Marco Pasquini della Fp-Cgil – La legge di stabilità dell’anno scorso ha definito dei tagli di un’entità tale che stanno pregiudicando il funzionamento stesso della Città Metropolitana. Ciò significa che per i dipendenti che rimarranno in Città Metropolitana ci sono grossi problemi di tenuta dello stipendio. Nella peggiore delle ipotesi – fa sapere il sindacalista – si rischia che il prossimo anno ci trovermeo con circa 450 persone nella Città Metropolitana che non percepiranno lo stipendio“.

A ciò si aggiunge poi il fatto che per il secondo anno consecutivo la Città metropolitana non rispetterà il patto di stabilità, “il che vuol dire il pagamento di sanzioni che si tradurranno nell’impossibilità di incrementare le risorse sul personale, l’impossibilità di assumere e l’impossibilità di pagare il salario accessorio, già azzerato da due anni”, spiega Pasquini.

A preoccupare i sindacati è la scarsa trasparenza da parte dell’amministrazione, “vengono date informazioni molto parziali e che non corrispondono a quelle che vengono trasmesse in Regione – fa sapere Pasquini – Diventa complicato gestire organizzazioni che riguardano il futuro dei dipendenti senza avere tutte le informazioni necessarie”. Per queste ragioni ci si prepara ora alla mobilitazione: “abbiamo bisogno che l’amministrazione gestisca questa situazione con la massima trasparenza, la politica del territorio deve dirci cosa e come vuole fare per mantenere in vita questo ente“.