Secondo l’economista Giorgio Gattei, dietro la crisi delle banche cipriote si celerebbe un conflitto geopolitico e finanziario tra Russia e Unione Europea. “Nelle banche cipriote i soldi della mafia russa”.

Ha il sapore di una teoria complottista la lettura della crisi cipriota che fa Giorgio Gattei, docente di Economia dell’Università di Bologna. Eppure offre spunti di riflessione utili a grattare sotto la rappresentazione mediatica di quel che sta succedendo nella piccola isola del mediterraneo.
Secondo il professore, che mette le mani avanti dicendo di poter essere smentito, attorno al problema del debito delle banche cipriote potrebbe celarsi un conflitto finanziario e geopolitico tra l’Unione Europea e la Russia.

L’analisi parte dall’ormai noto rapporto stretto tra la piccola isola e la Russia. 20 dei 68 miliardi presenti nelle banche del Paese appartengono a cittadini russi, che hanno sfruttato le condizioni favorevoli che rendono Cipro quasi un paradiso fiscale.
Secondo Gattei, però, tutti quei soldi appartengono alla mafia russa, che a Cipro riciclava le sue finanze.
“Mosca si era offerta di pagare tutti i 17 miliardi di buco del bilancio cipriota – osserva Gattei – ma in cambio voleva che fosse concesso a Gazprom lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi che si trovano tra la piccola isola e Israele”.
Di qui l’intervento anomalo, almeno rispetto al passato, dell’Unione Europea e in particolare della Germania, con il provvedimento di tassazione dei depositi bancari. Provvedimento che colpirebbe le finanze russe e che ha già sollevato le proteste di Mosca.

Tralasciando però questo spettro complottistico e affrontando la questione da un punto di vista più tradizionale, la crisi di Cipro qualche effetto l’ha già prodotto.
“È la prima volta – osserva l’economista – che un Parlamento boccia in toto un provvedimento di un governo e questo dimostra che si può avere la schiena dritta contro i diktat dell’Europa”. Secondo il professore, quello compiuto dal Parlamento di Nicosia serve da insegnamento anche per l’Italia e smentisce la retorica che deve per forza essere l’economia a far cadere i governi.
Inoltre, la svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro, da molti vissuta come preoccupazione, secondo Gattei in realtà deve essere benedetta dalle economie in difficoltà, come quella italiana, perché permetterebbe di rilanciare le esportazioni e rilanciare l’industria.