Connessa alla promessa del reddito di cittadinanza c’è la riforma dei Centri per l’Impiego, che non è ancora stata varata. Ma quali sono i principali problemi di quelli attuali e i migliori modelli da seguire? Lo abbiamo chiesto a Patrizia Paganini, dirigente regionale del Servizio Politiche attive del lavoro e formazione.

Nell’ambito della manovra di bilancio che sarà varata nei prossimi giorni, il governo dedicherà parte dei fondi che saranno impiegati in deficit alla riforma dei centri per l’impiego, volta a potenziarli in vista dell’attivazione della misura bandiera dei Cinque Stelle: il reddito di cittadinanza.
Per conoscere qual è lo stato attuale dei centri per l’impiego e perché si ritenga necessaria una loro riforma, abbiamo intervistato Patrizia Paganini, dirigente dell’agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia-Romagna, responsabile degli ambiti territoriali della città metropolitana di Bologna e di Modena.

“Per quello che riguarda i centri per l’impiego la normativa vigente è ancora il decreto 150 del 2015″, spiega Paganini, confermando che “tutto quello che si sta dicendo sulla possibiltà di riforma legata al tema del reddito di cittadinanza ancora non c’è”, nonostante per Luigi Di Maio la nuova misura sarà operativa a partire da marzo 2019.
“La normativa vigente prevede che alle persone venga rilasciata una d.i.d.”, la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, al fine di “stabilire un patto di servizio e che ci si accordi rispetto alle misure che la persone deve fare per facilitare il suo inserimento nel mercato del lavoro”.

Negli ultimi anni, tuttavia, i centri per l’impiego hanno vissuto tempi difficili: “Escono da una stagione molto faticosa – spiega la dirigente – che è il progetto di riallocazione istituzionale, col quale sono state trasferite le competenze delle province alle regioi. Anni di incertezza all’interno dell’organo, dal momento che durante il riassestamento: “non si capiva bene dove si stesse andando”. Nel corso di questi tempi si è venuta a creare una persistente condizione di carenza del personale: “abbiamo perso anche tantissime persone che non siamo mai riusciti a rimpiazzare”.

Le cose hanno iniziato ad andare meglio nel 2017, quando l’agenzia regionale dell’Emilia Romagna ha indetto un concorso per assumere personale a tempo determinato, grazie al quale sono state inserite 150 persone in organico.
Questo ha rappresentato quella che l’intervistata definisce una “ventata di ossigeno, non solo perché la situazione a livello di numeri era davvero molto critica, ma è stato anche un bel segnale per i nostri operatori, che sono ripartiti con più speranza rispetto ad una situazione molto preoccupante”. Negli anni infatti i centri si son trovati a “dover rendere dei servizi ad un’utenza sempre più numerosa e complessa”, sostiene Paganini.

ASCOLTA L’INTERVISTA A PATRIZIA PAGANINI:

Elias Deliolanes