L’arresto di Carles Puidgemont in Germania e di altri leader indipendentisti in Spagna fa riesplodere la questione catalana. Madrid ha scelto la via giudiziaria per risolvere la questione, destando l’allarme di Onu e Amnesty International sulle conseguenze per la democrazia. La corrispondenza del giornalista Luca Tancredi Barone.

L’arresto ieri in Germania di Carles Puidgemont, preceduto nei giorni scorsi dagli arresti in Spagna di altri leader indipendentisti, del calibro di Carme Forcadell, ex presidente del Parlamento catalano e di Jordi Turull, candidato a diventare presidente della Generalitat, ha fatto riesplodere la tensione attorno alla questione catalana.
Ieri a Barcellona si sono svolte manifestazioni di protesta, con cariche della polizia e un bilancio di 87 feriti.

Dalla Catalogna, il giornalista Luca Tancredi Barone spiega che gli arresti cambiano molte cose, anzitutto nel quadro politico.
“Puidgemont non si aspettava di essere arrestato – osserva il giornalista – e contava di fare ritorno a Bruxelles, dove le leggi del Paese ostacolano una sua estradizione”. I servizi segreti spagnoli, però, hanno seguito gli spostamenti dell’ex-presidente catalano e hanno colto il momento migliore per intervenire.

Gli arresti modificano nuovamente i piani degli indipendentisti, che contavano di creare una sorta di governo simbolico in esilio.
“Sul piano politico – continua Barone – la situazione catalana è formalmente in stallo ed è probabile che si possa risolvere con la nomina a presidente di Elsa Artadi, braccio destro di Puidgemont, molto competente, ma che è stata nelle seconde file e non ha inchieste a suo carico”.

Le modalità con cui il governo spagnolo di Mariano Rajoy ha deciso di gestire la questione catalana, però, avrà conseguenze sullo stesso stato di salute della democrazia spagnola.
La scelta di ignorare prima e reprimere per via giudiziaria poi le istanze indipendentiste, esercitando forzature e pressioni sulla magistratura, scartando completamente la via politica alla controversia, lascerà un segno nella vita democratica del Paese. A dirlo non sono solo gli indipendentisti, ma organizzazioni internazionali come Amnesty International e, soprattutto, l’Onu.

“Martedì scorso – ricorda il giornalista – la commissione diritti umani dell’Onu ha chiesto esplicitamente alla Spagna di garantire i diritti politici di Jordi Sanchez, che era il secondo candidato scelto per la presidenza della Generalitat, ma a cui il giudice ha impedito di partecipare alla propria sessione di investitura, nonostante Sanchez non sia stato condannato e sia oggetto di carcerazione preventiva”.

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