È stata rispedita al mittente la sottoscrizione della Carta di Lampedusa da parte di LegaCoop e Connecting People. In una lettera aperta ai due consorzi la loro adesione viene definita “un’operazione di facciata”, mentre Neva Cocchi, ai nostri microfoni, dice che le loro firme “valgono zero”.

Neva Cocchi, dello Sportello Migranti del Tpo, parla di una “reazione spontanea”, in merito alla decisione di scrivere una lettera di rifiuto rispetto all’adesione alla Carta di Lampedusa di LegaCoop Sociali e del Consorzio Connecting People. Queste due “leghe” hanno infatti forti legami nella gestione dei Cie e dei Cara. Come ci spiega Neva, “Connecting People è coinvolto nella gestione del Cara di Mineo, a Caltanissetta, che dalla sua apertura è sempre stato contestato”. “Questa struttura contrasta con tutti i principi di una accoglienza degna – tiene a sottolineare Neva, che aggiunge – è un luogo isolato dove 5000 persone vengono lasciate senza indicazioni per mesi, senza attenzione ai loro percorsi individuali. Ci sono state anche denunce e inchieste giornalistiche rispetto a corruzioni e traffici di prostituzione all’interno di quello che dovrebbe essere un centro di accoglienza per richiedenti asilo”.

La Carta di Lampedusa, documento elaborato in una tre giorni sull’isola da tante realtà diverse tra loro, vuole dare vita a un diritto dal basso e alla formulazione di politiche di accoglienza basate sulla dignità delle persone. “La Carta di Lampedusa è un patto per la trasformazione e il cambiamento – spiega Neva Cocchi – un impegno concreto per ribaltare l’esistente e fare sì che le frontiere, sia in termini legislativi che fisici, decadano”. La volontà di allargamento a quante più realtà possibile, e la costruzione di un orizzonte comune che veda uniti tanti soggetti anche diversi tra loro, non può tuttavia “essere confuso – si legge nella lettera –  con l’opportunismo di chi, cercando di ripulirsi la coscienza, tenta di utilizzare la Carta di Lampedusa trasformandola in una operazione di facciata”.

Le adesioni di LegaCoop e Connecting People “non sono assolutamente gradite – ribadisce fermamente Neva – nessuno ha il potere di rifiutare firme, ma queste firme valgono zero“. Non è quindi sufficiente sottoscrivere la Carta, se non la si mette in pratica quotidianamente, e ci si impegna a difenderla e ad affermarla in ogni attività: “non ci sembra che l’operato di CoopSociali vada in questa direzione, ma al contrario non hanno fatto altro che mantenere lo status quo e spartirsi la torta dell’emergenza Nordafrica”.

Andrea Perolino