Dopo l’ingresso nella città, lo Stato Islamico conquista l’area archeologica di Palmira. Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, nella città a 200 chilometri da Damasco sarebbero stati decapitati un centinaio di soldati dell’esercito di Assad e sarebbe già in corso il coprifuoco. Alcuni beni storici e artistici sarebbero stati nascosti in luoghi sicuri, ma si teme per la distruzione dell’area archeologica patrimonio Unesco.

Ieri l’ingresso in città, oggi l’occupazione della zona archeologica di Palmira. Non si ferma l’avanzata dello Stato Islamico, che dopo la conquista di buona parte dei territori settentrionali e orientali della Siria, con Palmira espugnata controlla più della metà del Paese.
Ci si aspettava che lo Stato Islamico avrebbe conquistato Palmira – rivela Emanuele Giordana, fondatore di Lettera 22 – la cosa era già nell’aria e la ritirata delle posizioni governative fa prevedere una controffensiva. Anche di questa controffensiva si è parlato nei giorni scorsi”. Ma l’operazione, dice ancora il giornalista, “richiede l’impegno delle milizie sciite, ed è noto che questo comporta un rischio politico, cioè quello di dare loro più potere”.

La conferma della conquista di Palmira da parte dei jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi arriva dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, ma ne danno notizia anche affiliati e simpatizzanti dell’Is sui social network.
L’avanzata dei jihadisti ha provocato, ancora secondo l’Osservatorio, la morte di un centinaio di soldati dell’esercito di Damasco, la cui decapitazione è documentata dal materiale diffuso sul web dai jihadisti. Le forze di Assad hanno risposto con il bombardamento della città moderna, e al momento sarebbero dunque esclusi danni al sito archeologico. Fonti citate dall’Ansa testimoniano di una città deserta e da alcune ore senza corrente elettrica, in cui sarebbero già scattati il coprifuoco e i rastrellamenti casa per casa ad opera dei jihadisti.

Forte è il timore che le bellezze storiche e archeologiche della città vengano trafugate, vendute e distrutte dai militanti dello Stato Islamico, come è già accaduto nelle città iraqene di Hatra e Nimrud. L’area archelogica della città è patrimonio dell’umanità, e l’Unesco non ha mancato di esprimere “estrema preoccupazione” e invocare il cessate il fuoco per bocca della sua direttrice generale Irina Bokova.
Dichiarazioni rassicuranti arrivano invece dal direttore delle Antichità e dei Musei Siriani, Maamoun Abdulkarim, che rivela come alcune centinaia di statue siano già al sicuro.
“C’è il rischio che vengano distrutte le bellezze che fanno di Palmira uno dei luoghi più importanti per tutta l’umanità, ed è chiaro che l’Is ha pensato a questo ancora prima che immaginare il punto per avvicinarsi a Damasco, che resta un’ambizione per il momento lontana”, spiega ancora Giordana.

Se cominciasse la distruzione di Palmira, giocherebbe una carta pericolosa, perchè potrebbe ottenere un effetto più forte che non le uccisioni o le decapitazioni – continua Giordana – nel colpire Palmira, il Califfato dimostrerebbe di voler colpire la memoria non soltanto della Siria, ma anche del mondo occidentale, e questo potrebbe creare un’accelerazione, ma un’accelerazione relativa, perchè quello che sta facendo la Coalizione [internazionale, ndr] sono soprattutto bombardamenti, e i bombardamenti hanno un limite, perchè la battaglia, se si fa, si deve fare a terra”. Ma un’operazione di terra richede l’impiego delle milizie sciite, e questo scenario presenta più di un dilemma politico e militare, perchè in questa eventualità, conclude Giordana “è l’Iran l’alleato su cui si può contare“.