Triplicato l’export di armi italiane. In un solo anno, dal 2014 al 2015, la vendita di armi italiane ad altri Paesi ha segnato un +186%, per un valore complessivo che supera gli otto miliardi di euro. Lo rivela un reportage del portale online Nigrizia, che commenta: “Crescita del settore imponente ed ‘esplosiva’”.

Un giro d’affari passato in un solo anno da due a oltre otto miliardi di euro, segnando un + 186% di export verso Paesi ‘amici’ o alleati. Sono i dati sulla vendita di armi italiane all’estero, contenute nella “Relazione sulle Operazioni Autorizzate di Controllo Materiale di Armamento” per il 2015 e riportate dal portale online Nigrizia.

Principali destinatari delle armi italiane sono i Paesi Ue e Nato (55,7%), con la Gran Bretagna in testa; seguono i Paesi asiatici (18,3%) e quelli di Maghreb e Medioriente (11,8%).
Stupefacenti gli investimenti di Singapore, passati da poco più di un milione di euro a circa 380 tra il 2014 e il 2015.

Da segnalare la posizione di due Paesi particolarmente controversi, quali Turchia ed Egitto. Ankara, commenta Nigrizia, “Ha più che raddoppiato gli investimenti in armi italiane: 128,7 milioni a fronte dei 52,4 del 2014”, mentre l’Egitto ha acquistato armi italiane per “37,6 milioni, quando erano 31,7 nel 2014. Alla faccia del regime e delle violenze praticate nel Paese”.

“Tra i primi dieci paesi troviamo, come nel 2014, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita – continua il reportage – Due Paesi alla guida della coalizione arabo-africana in conflitto nel vicino Yemen. A dimostrazione che i divieti imposti dalla legge 185 del 1990 (non vendere armi a paesi in guerra) sono carta straccia nella realtà”.

Principali benificiari del boom di export di armi sono le aziende del settore, “con Alenia Aermacchi, Agusta Westland, Ge Avio, Selex ES, Elettronica, Oto Melara, Intermarine, Piaggio Aero Industries ai primi posti della classifica come valore contrattuale delle operazioni autorizzate”. “La maggior parte di queste aziende – fa notare Nigrizia – È di proprietà o è partecipata dal gruppo ex Finmeccanica, oggi Leonardo”.