Sono guidati da passione, si portano il lavoro a casa, ma spesso sono sfruttati e non vedono riconosciute le loro competenze. Sono i lavoratori della conoscenza, fotografati da una ricerca dell’Ires Cgil dell’Emilia Romagna.

Lavoratori Cognitivi: Un (non) Mestiere

L’Ires, l’istitito di ricerche economiche e sociali della Cgil, presenta i primi risultati di una ricerca sul lavoro cognitivo in Italia, promossa dall’Ires Emilia Romagna, Veneto e Toscana.
Il lavoro, elaborato sulla base di cento interviste, ha portato alla realizzazione di un questionario online, la cui originalità consiste sull’essere improntato tutto sui social media, per entrare in contatto diretto con i lavoratori cognitivi, e che è compilabile sul sito www.elaborazione.org.

Ma chi sono i lavoratori cognitivi? Le interviste qualitative semistrutturate, svolte di persona proprio per avere un rapporto caldo e diretto con il lavoratore, hanno dimostrato che la “passione” per il loro lavoro svolge un ruolo preminente. Nomadi e flessibili, spesso svolgono più lavori, non sempre pertinenti con la loro attività principale. I confini tra pubblico e privato, nella loro vita, si restringono e diventano sempre più fluidi. Così, nell’epoca della società di massa, la soggettività torna alla ribalta.

Diventa dunque difficile fissare una definizione, per l’eterogeneità e il dinamismo che caratterizzano la vulnerabilità di questi soggetti. Ma è un capitale umano che ha un peso sociale e di cui il sindacato vuole farsi carico aprendo una discussione. Alcuni elementi di soggettività, infatti, dei nuovi lavoratori non corrispondono più al profilo tradizionale del lavoratore salariato, per questo occorrono nuove categorie sociali e politiche.

La ricerca rappresenta quindi il primo passo da fare insieme ai lavoratori. Il ricercatore a contratto, l’addetto stampa a partita iva, il docente precario, il giornalista free lance, il gestore di pagine di social network, l’informatico, tutti possono contribuire allo sviluppo della ricerca compilando il questionario e dando il proprio contributo.

Lucia Occhipinti