Alle elezioni amministrative il Pd di Renzi continua a perdere un ruolo egemonico proprio nei territori in cui era più forte. I suoi elettori scelgono l’astensionismo o il voto anti-establishment e ai ballottaggi si forma un fronte anti-dem. L’analisi di Marco Valbruzzi dell’Istituto Cattaneo.

Il ministro Andrea Orlando, sfidante perdente di Matteo Renzi alle ultime primarie, ha postato un commento ai risultati delle elezioni amministrative che non si discosta molto da quanto rilevano gli studiosi.
“Il Pd isolato politicamente e socialmente perde quasi ovunque”, ha scritto il Guardasigilli, anche se il segretario democratico si aggrappa al bilancio finale che vede il partito ancora davanti per numero di Comuni conquistati.

Marco Valbruzzi, ricercatore dell’Istituto Cattaneo, lo scorso venerdì aveva pronosticato i risultati che sono usciti dalle urne dei ballottaggi.
In particolare aveva sottolineato come il Partito Democratico perda di più proprio nelle regioni “rosse”, quelle che tradizionalmente hanno votato a sinistra, e che, a differenza del M5S, riscontri parecchie difficoltà nel vincere i ballottaggi. “La situazione è speculare – spiega Valbruzzi ai nostri microfoni – Il Pd riesce facilmente ad andare al ballottaggio, ma fa fatica a vincerlo, mentre il M5S difficilmente riesce ad accedervi, ma se ci riesce vince spesso”.

Secondo l’analisi del ricercatore, il risultato deludente del Pd è dovuto da due elementi. “Innanzitutto l’indebolimento progressivo nelle regioni rosse, dove sta diventando sempre più piccolo e meno egemone. È partito dal 40%, per poi scendere al 35, al 30 fino al 25″.
Non riuscendo a vincere al primo turno, subentra il secondo elemento: gli oppositori del Pd al ballottaggio fanno fronte comune e convergono sull’unica candidatura alternativa rimasta.

Gli elettori sono disorientati dalle scelte e dalle non scelte del Pd e della coalizione di centrosinistra – continua Valbruzzi – Spesso non capiscono i motivi delle frizioni e delle divisioni e nel disorientamento spesso preferiscono rimanere a casa”. E ciò spiega il livello altissimo di astensione dal voto.
Per contro, il centrodestra si rafforza con ricette semplici e dirette a problemi come quello della sicurezza grazie alle posizioni più estreme, come quelle della Lega.

Il Pd, del resto, molto ha fatto per contrastare la dicotomia destra/sinistra e circola sempre più l’idea che quelle siano categorie superate.
“In realtà le narrazioni coesistono – sostiene il ricercatore dell’Istituto Cattaneo – Esistono ancora destra e sinistra, e lo vediamo ancora in tanti ballottaggi in cui era chiara nei programmi un’impostazione di destra contro un’impostazione di sinistra, ma c’è anche l’elemento dell’inclusione contro l’esclusione. Gli elettori che si sentono tagliati fuori da questa politica, da questo sistema della rappresentanza o non vanno a votare o esprimono un voto anti-establishment“.

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