La Cgil ufficializza il suo No all’accordo sugli esuberi in Alitalia, condizione che i nuovi soci di Ethiad hanno posto per chiudere l’acquisizione. Per il ministro dei trasporti si va avanti anche senza la Confederazione Generale Italiana del Lavoro ma, se la prospettiva è il rilancio, perchè non ricorrere alla Cassa Integrazione?

Alitalia-Etihad: La CGIL contro l’accordo

Stando all’accordo raggiunto con Cisl e UIl, ma non sottoscritto dalla Cgil, sarebbero circa 1600 gli esuberi in Alitalia. Questa condizione permetterebbe di chiudere l’accordo con la compagnia degli emirati arabi Ethiad, che acquisirebbe il 49% della nostra compagnia di bandiera. Prevista, inoltre, la ricollocazione per 600 lavoratori.

Ma il No della Cgil agli esuberi, più aperturista sulla parte dell’accordo che riguarda la riduzione del costo del lavoro e il contratto di settore, pesa come un macigno su tutta la vicenda. Nonostante i proclami del Ministro dei Trasporti Lupi (“Questo matrimonio s’ha da fare”) che ribadisce come l’accordo si chiuderà anche senza la firma della Cgil, c’è una logica, anche di immediata comprensione, dietro il No del sindacato.

In sostanza la Cgil si chiede quale sia la ragione per la quale se Ethiad promette un rilancio della compagnia, che non può non comportare nuove assunzioni nel giro di qualche anno, si mandino a casa i dipendenti, invece di fare ricorso alla cassa integrazione, con la prospettiva di riassorbirli.

“Il motivo della nostra mancata firma dell’accordo è legato ai presupposti e principi devastanti che passano attraverso quell’accordo, sia per il paese intero sia per la vicenda Alitalia.”afferma ai nostri microfoni Paolo Pagnotta, della Filt-Cgil.

“Di fatto -continua Pagnotta- in quell’accordo si coniuga un progetto di espansione con un taglio occupazionale. Un taglio immotivato proprio perchè dal 2017 si promettono introiti e sviluppo. Noi eravamo d’accordo, con l’ok del governo, nell’applicare una cassa integrazione che permette, di trascorrere fasi critiche per poi riassorbire forza lavoro nei momenti d’espansione. L’accordo firmato da Cisl e Uil non lo permette, e ha dentro tante incertezze, anche sulle ricollocazioni promesse. DI fatto non c’è concretezza e chiarezza nell’accordo sulle modalità delle ricollocazioni.”

“Io credo che qui non stiamo parlando solo di vicende aziendali -conclude Pagnotta riferendosi alle dichiarazioni di Lupi (“avanti anche senza la Cgil”)- ma di modelli relazionali che si vogliono introdurre o scardinare nel paese. C’è una volontà politica di escludere un’organizzazione sindacale.