Si sono aperti oggi i lavori del sinodo attorno al tema della famiglia. Mentre Papa Francesco si è rivolto ai 270 vescovi presenti chiedendo di evitare compromessi, il presidente di Arcigay Romani lancia un appello: “la Chiesa guardi a quella fetta del popolo di Dio che sono le persone lgbt”. E sul clamoroso coming out di monsignor Charamsa: “sincero e toccante, sinodo non faccia finta di niente”. LEGGI ANCHE: 

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“Una Chiesa con le porte chiuse tradisce se stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera”. Sono le parole che Papa Bergoglio ha pronunciato alla vigilia dell’apertura dei lavori del sinodo, dopo il coming out del monsignore polacco Krzysztof Charamsa. Un caso che ha scosso il Vaticano, la cui dura presa di posizione ha portato all’immediato allontanamento del teologo dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dai suoi incarichi presso l’Università Pontificia. Charamsa ha scelto quello che riteneva il momento più adatto per il suo coming out, la viglia del sinodo: “vorrei dire al Sinodo che l’amore omosessuale è un amore che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità”.

Il sinodo che si è aperto oggi assume dunque ancora più importanza. Sarà interessante osservare come l’assemblea reagirà dopo il macigno scagliato dal monsignore polacco, e se i padri sinodali decideranno di accogliere o meno la richiesta di apertura verso l’amore tra persone dello stesso sesso. Una richiesta che anche la comunità lgbt rivolge al mondo della Chiesa: “All’interno della comunità lgbt ci sono molti credenti, e saranno coloro che guardano con più attenzione e speranza ciò che accadrà all’interno del Sinodo” sottolinea Flavio Romani, presidente di Arcigay, che non nega come su questo appuntamento “l’attenzione va messa, soprattutto considerando il fatto che purtroppo la Chiesa è molto influente dal punto di vista politico. Gli esiti di un sinodo possono influenzare gli esiti politici in Italia”.

Il presidente di Arcigay giudica il coming out di Charamsa “estremamente sincero e toccante, ha messo l’accento su vari aspetti della Chiesa e di come viene trattata al suo interno la questione omosessuale – osserva Romani – Ha parlato di una omofobia fortissima a certi livelli, e questo è un problema che la Chiesa dovrà prendere in considerazione, perché l’omofobia è violenza”. In altre parole, “è stato un bel fulmine a ciel sereno, io spero che il sinodo non faccia finta di niente e che guardi in faccia a questa tematica con aperture che portino a una umanizzazione della Chiesa rispetto alle persone lgbt, in questo momento bistrattate in maniera vergognosa”.