A Bologna, il giorno simbolo della Sinistra divide e fa discutere. In Piazza Maggiore i Sindacati Confederali pagano la scelta di invitare i “padroni”, che vengono contestati apertamente. Intanto sfila per le strade il Corteo alternativo dei Sindacati di Base e dei Centri Sociali. A ciascuno il suo Lavoro…

Primo Maggio: non è solo festa

Era già nell’aria. Dal momento in cui Cgil, Cisl e Uil hanno deciso per la prima volta di invitare, nella Piazza dei Lavoratori, i vertici di Unindustria e Legacoop. “Siamo tutti sulla stessa barca”, hanno spiegato i sindacati, convinti che la Crisi possa unire chi continua a far profitto e chi il lavoro lo perde, lo rischia o lo soffre. (Alberto Vacchi, oltre che leader di Unindustria, è presidente ed amministratore delegato del gruppo Ima: 734,3 milioni di euro di ricavi nel 2012. Gianpiero Calzolari, oltre che essere il presidente di Legacoop, guida il cda di Granarolo: 922,6 milioni di euro di ricavi nel 2012). Ma hanno davvero convinto tutti? Proprio no.

Ha declinato l’invito la stessa Fiom, che ha scelto di andare in provincia di Ferrara per manifestare contro i licenziamenti alla Berco, gruppo ThyssenKrupp. Landini dichiara che “per parlare con gli imprenditori ci sono 364 giorni all’anno”, quindi diserta e dirotta i suoi a Copparo, dove 611 operai rischiano il posto. I metalmeccanici non si sono uniti ai Sindacati di Base, che, d’accordo con i Centri Sociali, hanno dato un’altro appuntamento in Piazza Verdi, chiamando a raccolta la società civile per una sfilata di contestazione tra i luoghi emblema della crisi del lavoro. Il risultato? La Piazza Maggiore dei Confederali piena nenche a metà: presenti poche centinaia di fedeli “nonostante tutto”, ovviamente non ben disposti ad eventuali contestazioni, peraltro annunciate.

E i contestatori sono arrivati davvero. Durante l’intervento di Vacchi, diverse decine di persone, tra cui attivisti dei Giovani Comunisti e di Rifondazione Comunista, hanno cercato di avvicinarsi al palco dietro lo striscione “Noi non ci togliamo il cappello davanti al padrone”, celebre citazione di Giuseppe Di Vittorio. Hanno quindi fronteggiato il servizio d’ordine sindacale tra insulti e spintoni. Sale la tensione, che poi scende, senza però disperdersi. I contestatori si sono poi spostati nelle vicinanze del gazebo del Pd: qui, ai cori e agli slogan, si aggiunge una consistente schiera di elettori delusi e non solo. Il fracasso è abbastanza da meritare l’intervento di un cordone di polizia, interpostosi in difesa del gazebo. Poco dopo i militanti del partito hanno preferito togliere baracca, concedendo una gioietta ai contestatori.

Intanto in piazza Verdi si concentrava il corteo autonomo contro crisi e austerità di Usb, Si Cobas e delle realtà dell’autogestione cittadina, terminato alla Caserma Sani, enorme area ex militare lasciata all’abbandono. Secondo Asia-Usb, hanno partecipato circa un migliaio di persone, qui unite e compatte nell’esprimere il dissenso alla Piazza Ufficiale. Un Primo Maggio, due piazze.

“Nella prima, nel pieno di un centro cittadino sedato a suon di ordinanze, polizia, sgomberi, privatizzazioni e speculazioni sfrenate, i sindacati istituzionali celebrano la loro resa agli interessi del padronato ed alle logiche neoliberiste e sfruttatrici di Unindustria e Legacoop – così si legge in un volantino raccolto nell’altra Piazza, approdo di tutti gli autonomi e i “ribelli” dopo il corteo – nella seconda, qui in Piazza dell’Unità, nel cuore della Bolognina popolare e multiculturale, una grande festa autorganizzata, nata da forme di socialità libere e collettive. Una festa che è anche un grido di liberazione, dal basso, contro lo strapotere di ogni elités: economica, politica, culturale, musicale…”.

Qui a ondate di Trash Ribelle “contro la tirannia pop capitalista”, si celebra la Festa del Lavoro, ma anche il giorno “dei non lavoratori” come si sente dire dal SoundSystem, che ha diffuso energia positiva dal pomeriggio fino a tarda serata. Forse un pò di socialità libera e sorridente è la cosa di cui avevamo più bisogno in questo Primo Maggio. Oltre le divisioni, o fuori se vogliamo. Sudaticci, spalla a spalla.

Insomma, ovunque abbiate trascorso questa giornata, il “day after” ha sempre quel sapore un pò nostalgico, che si manifesta con un sorrisetto amaro e con una riflessione tutta da aprire.

Buon After a tutti… e buon Lavoro!

Luca Ferrero