Salta alla Camera l’emendamento per istiuire delle quote nelle liste dei candidati che garantiscano la Parità di Genere. Per Lorella Zanardo, autrice de “Il Corpo delle Donne” e candidata per “L’Altra Europa”, si tratta di “un segnale che racconta bene il nostro paese”.

Torna lo spettro dei 100 franchi tiratori in Parlamento. Seppur in un contesto diverso da quello dello scorso aprile quando Romano Prodi vide bocciata la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica, il voto segreto ha fatto un’altra vittima. Questa volta è stato il turno dell’emendamento alla legge elettorale per inserire la Parità di Genere nelle liste di candidati per le prossime politiche.

L’emendamento prevedeva che almeno il 50% dei capolista fosse di sesso femminile (o in alternativa che la presenza maschile non superasse il 60%). Il fronte per l’approvazione dell’emendamento era trasversale, a dimostrarlo, il simbolico indumento bianco scelto ieri dalle deputate. Il Governo aveva dichiarato di rimettersi alle decisioni dell’assemblea, mentre M5S e Forza Italia, anche se con sfumature differenti, si erano dimostrati contrari all’emendamento. L’appoggio dei partiti era dunque risultato tiepido, nelle sue esplicazioni più morbide. Il voto segreto ha, però, fugato ogni dubbio ed eliminato dal futuro impianto dell’Italicum ogni riferimento alla Parità di Genere.

“E’ un segnale che racconta bene il nostro paese. Secondo l’indice Gender Gap, un indice economico che misura la differenza tra i generi, l’Italia è al 71° posto” dice Lorella Zanardo autrice del libro e del documentario “Il Corpo delle Donne” e candidata alle elezioni europee con la lista “L’Altra Europa” (che sostiene Tsipras alla presidenza della Commissione UE.

“Le quote -chiarisce Zanardo- non piacciono a molti e non piacciono neanche a me, ma in questo momento sono necessarie. Sarebbero utili e poi si potrebbe toglierle.

Il problema per la scrittrice, che così risponde anche a quanti rigettano l’idea delle quote perchè metterebbe un limite anche ad un accesso maggiore ai posti di potere per le donne stesse (“perchè le donne non dovrebbero potere occupare l’80% dei posti, se meritevoli?” è l’obiezione di alcuni), è che “l’Italia è un paese profondamente maschilista”. “Se c’è una preclusione iniziale -conclude- si deve lavorare sulla cultura del Paese e inserire le quote: un provvedimento temporaneo per rompere uno stereotipo.”