Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato la proposta di legge d’iniziativa popolare “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”. L’acqua viene riconosciuta come diritto umano e il servizio idrico diviene servizio d’interesse generale senza fini di lucro.

La Regione Lazio si dota, prima in Italia, di una nuova legge sulla gestione del servizio idrico in linea con il risultato dei referendum del giugno 2011.La legge, nata dal basso come proposta di legge d’iniziativa popolare, riconosce all’accesso all’acqua il valore di diritto umano e stabilisce che la gestione del servizio idrico sia un servizio d’interesse generale senza scopo di lucro, dunque con l’unico obiettivo del pareggio di bilancio.

“Si tratta di una legge all’avanguardia sotto molti punti di vista” dice ai nostri microfoni Andrea Caselli, coordinatore dei Comitati Acqua Bene Comune dell’Emilia-Romagna. Oltre ai due elementi rivoluzionari già citati, la legge stabilisce che “tutte le acque superficiali e sotterranee non possono essere mercificate e riconosce la partecipazione popolare nella gestione del servizio.” Si istituisce, inoltre, “un Fondo Regionale per la Ripubblicizzazione, mentre finora -spiega Caselli, entusiasta- la Cassa Depositi e Prestiti finanziava le privatizzazioni del servizio. Tutti questi contenuti vanno nella direzione del referendum. E’ un risultato straordinario.”

Meno rosea appare la situazione nella nostra regione dove, secondo Caselli, “non succede niente. Si è ancora avviluppati nella logica delle multiutility, mentre la legge regionale del 2011 non viene osservata nel merito.”

“Bisogna aprire una discussione sul modello scelto in Emilia-Romagna e andare nella direzione scelta dal Lazio” si augura Caselli in conclusione.