Appresa la notizia dell’indagine a suo carico per abuso d’ufficio in merito al riallaccio dell’utenza idrica a due occupazioni, il sindaco dice di avere fiducia nella magistratura e di avere agito d’urgenza per garantire diritti costituzionali.

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Occupazioni: Merola difende la sua scelta

“Esprimo piena fiducia nell’operato della Magistratura. Ho  fatto  una scelta, dettata dall’urgenza e dalla necessità di tutelare i diritti costituzionali e i soggetti deboli quali i minori presenti nello stabile. Rimango  a  disposizione delle Autorità per ogni chiarimento mi venga richiesto e confido nel lavoro della Procura”.
Con queste poche parole, preparate per iscritto, il sindaco di Bologna Virginio Merola reagisce alla notizia sulla sua iscrizione nel registro degli indagati per l’ipotesi di abuso d’ufficio in merito alle ordinanze con cui ha disposto il riallaccio dell’acqua in due occupazioni abitative.

Una nuova tegola che il sindaco, già oggetto del “fuoco amico” all’interno del suo partito, non avrebbe voluto affrontare. Non è un caso che, alla domanda dei giornalisti se rifarebbe un’ordinanza del genere per altre occupazioni, cerca di ironizzare: “Tutte a me? Speriamo non ce ne sia bisogno”.
Proprio in questi giorni, alcuni assessori della sua giunta sono andati a Roma, nel tentativo di persuadere il nuovo ministro alle Infrastrutture, Graziano Delrio, sulla nocività dell’articolo 5 del Piano Caso, quello che per l’appunto vieta l’allaccio delle utenze e che ha fatto partire l’indagine su Merola.

L’operato del sindaco e della giunta si gioca in un passaggio strettissimo. Da un lato, il sindaco si spertica in dichiarazioni sulla legalità e contro le occupazioni abusive. Dall’altro, i suoi assessori cercano soluzioni anche inedite, che però fino a questo punto non sembrano aver dato frutti. Il protocollo sull’emergenza abitativa, infatti, contava nella collaborazione di proprietari immobiliari, soprattutto pubblici, che avrebbero dovuto mettere a disposizione le proprie strutture in cambio di benefici, tra cui la riqualificazione degli stabili.
All’appello non ha risposto nessuno e l’azione comunale si è trovata in un cul de sac dalla quale fatica ad uscire.