Pubblicato il rapporto della Regione sui medici obiettori in Emilia-Romagna. La tendenza è un aumento deciso dei sanitari che si rifiutano di praticare l’interruzione di gravidanza, con un 56% (+3% rispetto al 2012). A Bologna, l’Ausl passa dal 38,5% al 50%. S.Orsola stabile con il 52,8%.

Medici Obiettori: dato in aumento in Emilia Romagna

Deve essere a causa della tragica guerra che insanguina la Siria, se la via di Damasco, luogo simbolo del ravvedimento in salsa cristiana, ha ceduto il testimone alla via Emilia. Non ci sono altre spiegazioni filosofico-scientifiche (si perdoni l’ironia) per spiegare l’improvvisa conversione dei sanitari emiliano-romagnoli, guidati, in un’ideale processione delle coscienze, dai medici ferraresi. Tutto questo mentre la Regione Lazio, con sede a Roma, dove c’è il Vaticano per intendersi, obbliga per decreto i sanitari a rispettare la legge 194.

Al di là di questo, l’aumento costante degli obiettori è un fatto, come è un fatto il rischio che corre il diritto delle donne all’aborto. I ginecologi in regione sono 394, di cui 221 obiettori. E non va meglio tra ostetriche e infermieri.

E’ molto preoccupante il dato in regione perchè ci stiamo avvicinando ai dati allarmanti di altre zone d’Italia. E’ probabilmente la guerra, neanche troppo sotterranea, fatta contro la legge 194, a indurre soprattutto i medici più giovani ad obiettare. Dobbiamo prendere in considerazione questo fenomeno cercando di capire come si può fronteggiare” dice ai nostri micronofoni, Corrado Melega, ex-primario del reparto maternità dell’Ospedale Maggiore di Bologna.

Non credo siano tutti obiettori di coscienza. Credo sia una scelta di convenienza” afferma Melega che è molto netto sul decreto della Regione Lazio, di cui si è appreso ieri. “E’ un decreto che stabilisce una cosa ovvia. La certificazione dell’interruzione di gravidanza o della “pillola del giorno dopo” è assolutamente obbligatoria anche da parte dei medici obiettori. La legge 194 parla chiaro e dice che sono autorizzati all’obiezione solo coloro che intervengono direttamente nell’atto abortivo.”

Per Carlo Flamigni, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, “i dati confermano quello che si teme da tempo. C’è una sollecitazione, inutil dirvi da dove provenga, per far sì che l’obiezione di coscienza raggiunga livelli tali da far pentire il legislatore di aver varato le legge 194.”

“La media degli obiettori nelle altre specializzazioni -continua Flamigni- è molto più bassa: non supera il 30-35%. Il che significa che tutti gli obiettori fanno i ginecologi.” Il luminare spiega come, oltre a chi, una minoranza per Flamigni, ha davvero interrogato la propria coscienza, molti fanno questa scelta per motivi legati alla riprovazione sociale per chi è disponibile a praticare l’aborto, o semplicemente perchè il primario del reparto, cattolico, potrebbe non dare fiducia a chi non fa obiezione. “C’è poi -spiega ancora Flamigni- una ragione molto pratica: i medici non vogliono perdere tempo con interventi tecnicamente molto elementari.

Come succedeva per chi faceva obiezione di coscienza al servizio militare -rilancia- bisognerebbe che il medico trovasse il modo di dimostrare la sincerità e onesta della sua richiesta. Un medico non è costretto a fare il ginecologo.”