Una lavoratrice di Ricci Casa è stata reintegrata nonostante la modifica all’articolo 18 della Legge Fornero. È il secondo caso, sempre a Bologna. Il legale Cgil: “Soddisfatti per la vittoria, ma la riforma del lavoro è peggiorativa, il nostro lavoro è più duro”.

Ancora una lavoratrice reintegrata sul lavoro, ancora a Bologna. È la seconda volta, infatti, che l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori viene applicato nonostante le modifiche introdotte dalla Legge Fornero in materia di lavoro.
In questo caso non si tratta di un licenziamento disciplinare, come era avvenuto un mese fa, ma le ragioni erano economiche, proprio il settore in cui erano intervenute le modifiche del governo Monti.

Il caso è quello di una lavoratrice 56enne, dipendente part-time da oltre venti anni di Ricci Casa, alla quale, in occasione della chiusura di un punto vendita ad Anzola dell’Emilia, era stata proposta l’assunzione a Modena presso un nuovo esercizio dell’azienda, a condizione che accettasse le condizioni di lavoro praticate agli altri dipendenti, ovvero un rapporto di lavoro a tempo pieno, con tutti i sabati e le domeniche lavorati.
La lavoratrice si è rifiutata e il 25 luglio è stata licenziata, contrariamente ad altre sue due colleghe addette allo stesso esercizio di Anzola, trasferite a Bologna.

“Abbiamo impugnato il licenziamento quando la Legge Fornero era appena entrata in vigore – spiega l’avvocato Alberto Piccinini, legale della Cgil – e in particolare abbiamo segnalato la violazione del decreto legislativo 61 del 2000 a tutela del lavoro part time”. Il decreto sancisce infatti che un lavoratore può trasformare il proprio rapporto di lavoro da tempo pieno a part time e viceversa senza che questo costituisca un giustificato motivo di licenziamento.
Il giudice del lavoro di Bologna, Carlo Coco, ha accolto integralmente la domanda di reintegro, dando atto che “la manifesta violazione di tale norma integra il motivo illecito nonché il carattere esclusivamente ritorsivo (e come tale discriminatorio) e quindi la nullità del licenziamento intimato, che rende applicabile a favore della ricorrente la tutela reintegratoria prevista dal novellato art. 18 co. 1 della legge n. 300/1970″.

Nuova vittoria, dunque, per la Cgil, che però lamenta un’impennata dei licenziamenti individuali dopo l’entrata in vigore della Legge Fornero. “C’è una diffusa convinzione – si legge in un comunicato sindacale – che una qualunque motivazione basata su fatti non manifestamente insussistenti consenta ai datori di lavoro di liberarsi di lavoratori sgraditi, correndo il rischio, al massimo, di dover pagare un indennizzo fissato nei suoi limiti massimi in 24 mensilità”.
Tutto ciò ha portato ad un incremento del lavoro degli avvocati che difendono i difensori. “La Legge Fornero è peggiorativa e di difficile interpretazione – spiega Piccini – per cui il nostro lavoro per tutelare i lavoratori si è fatto più duro”.